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TRAUMFABRICK – TOTENTANZ CD 1997 traum fabrick

49,90

1 disponibili

Categoria:

Descrizione

TRAUM FABRICK
totentanz



CD  , 1997, Super Records , SR 001, italy

CONDIZIONI OTTIME / NEAR MINT CONDITION

         

A FINE WEAPON TO GROW DISORDER


nulla a che vedere con la Traum Fabrik simbolo del movimento bolognese degli anni settanta di scòzzariana e pazienziana memoria (quella insediatasi indebitamente – grazie soprattutto al dinamismo dell’ intraprendente basista giampietro huber – nell’ allora effimero e fatiscente appartamento di via clavature 20, il cui costo oggi sfiorerà certamente i diecimila al metro quadro ), si tratta invece di una band utopista-modernista emersa furtivamente dai torbidi pantani dei centri sociali della bassa italia peninsulare e poi riaffondata definitivamente nelle sinistre sabbie mobili della maturità, della responsabilità, della famiglia, del mutuo e del posto fisso.
per alcuni anni hanno però realizzato alcune significative e controverse performances prevalentemente musicali ma anche artistiche mettendo in scena angosce urbane e schizofrenie residue , tra una calata di pasticche e una disobbedienza civica, prima di essere riassorbiti e rimessi nei ranghi dal risucchio del tritaanime sociale, che ti colloca o sulla sponda della conformità o su quella della trasgressione, ma non ammette e non tollera le posizioni intermedie , le vie di mezzo, i cani sciolti , quelli che non vanno a votare, le individualità spurie e non-allineate.

  • Interprete: Traumfabrick
  • Etichetta:  Super Records
  • Catalogo: SR 001
  • Data di pubblicazione: 1997

Brani / Tracks

1)
Sei timido? Allora spara!

2)

Fantic frenetik

3)

What’s the secret word for tonight

4)

Totentanz

5)

Hole in my boot

6)

Entra in un imbuto

7)

Gymnopedie n.1

8)

Jumping fish is on the ashes

9)
Fly

10)

Pumpkin blues

11)

My teacher

12)

The thinker

13)

6 Macchie di rorschach

14)
Little duck on zebra crossing

15)

Engram

Formazione

Stefano Maramarco: guitars, voice and dental hi-tech
Giambattista Mele: drumkit, vox. kazoo and whistles
Pierangelo Troiano: sampler, keyboards and cigarettes
Salvatore Visaggi: guitars, bass, vox kazoo and trash
Moira Di Napoli: graphic arts and tv

Recorded in Nova Siri and Policoro (MT) and the POSITIVE PARADOX Mobile Studio by Pierangelo Troiano
Mixed at the Planet Sound Studio, Firenze


Disco praticamente irreperibile sia
sul mercato che sul web. Certamente una lacuna, la mancata fruibilità
dell’opera in questione, che non può essere colmata dalla semplice
curiosità del lettore (alla quale faccio comunque appello per dare un
po’ di senso a questa pagina) o protocollando qualche samples.

Traumfabrick
non è un nome tedesco. E’ la traduzione italiana di Fabbrica
del trauma
“.

Traumfabrick è il progetto di una band lucana
(i componenti sono quasi tutti di Policoro) formatasi nel 1995,
dichiaratamente consacrata ad un lavoro di sperimentazione
basato sul connubio tra ricerca sonora ed opera di visualizzazione
.
Il loro progetto artistico viene subito
segnalato come uno dei più interessanti nel panorama musicale
underground, i nostri ottengono importanti riconoscimenti (come si
evince dal piccolo compendio pubblicato sul profilo di myspace, che consiglio di leggere per
avere maggiori informazioni al riguardo), dando alle stampe alcuni mini
cd (distribuiti anche in vinile) ed un unico long – playing,
“Totentanz”, realizzato nel 1997. Purtroppo, nonostante
le attenzioni ricevute, la band si sfalda e l’imminente scioglimento la
accoglie forse troppo prematuramente nel limbo delle promesse mancate.

“Totentanz”
(letteralmente “Danza della morte”) è il testamento spirituale dei
Traum, un’opera, seppur non proprio lineare, dalla grande
intensità e dai molteplici risvolti
.

Naturalmente non
stiamo parlando di produzione a livello amatoriale. La qualità di
registrazione è ottima, grazie alla resa di una equalizzazione generale
precisa e nitida, indispensabile per estrarre l’anima più beat contenuta
in ogni singola nota. Ed ogni singola nota profusa è un mattone:
chiara, definita, potente.

L’egregio lavoro di basso e batteria a
sostegno di una chitarra fortemente atonale sono le caratteristiche
alla base del playing, che avvalora una forma criptica di
jazz-rock
, inaridito, impastato ed
acido
, votata alla perenne ricerca di tratteggi indeterminati e
decisamente poco stucchevoli. Qualcosa che si accosta spesso ai lidi
funk e fusion senza trascurare certe venature di math-rock.
Il tutto trabocca di momenti goliardici che tradiscono in parte le
influenze principali (preciso: influenze anche non strettamente centrate
nell’ambito musicale, ma estese alla passione per la fumettistica): a
volerne fare una grossolana esemplificazione direi un misto tra
King Crimson, Primus
, Mr. Bungle, John
Zorn
– quello dei Naked City -, Frank Zappa,
Minutemen
, tutti tra l’altro citati dagli stessi componenti
della band, in sodalizio con una buona fetta di cultura classica ed i
suoi autori più geniali e spericolati. In questo senso è lodabile e da
premiare la sagacia con la quale il gruppo, operante come unità coesa,
affronta (con incredibile padronanza di mezzi) quelli che si possono
considerare gli archetipi e le fondamenta della storia del rock
sperimentale.

Salvatore Visaggi è il perno
attorno a cui ruota la magica alchimia: chitarrista dall’impostazione
molto heavy (mentre dai soli di Fripp prende in prestito il gusto
sinfonico e lirico), si rivela anche ottimo bassista (ruolo poi coperto a
tutti gli effetti dal subentrante Matteo Bennici), con ampia padronanza
del fraseggio rock. A coadiuvarlo c’è Giambattista Mele alla batteria e
Stefano Maramarco, seconda chitarra e voce principale; una voce
semplice, la sua, ma che sa trasformarsi, divenire grossa e ricca di
pathos. Altro contributo per la fase finale del mixaggio è dato da
Pierangelo Troiano per l’uso massiccio di samplers ed effetti
elettronici.

L’ossatura del disco è riconducibile a quattro cicli o
momenti differenti che poi vengono mescolati fra di loro: (1) l’insieme
che gioca la carta dello humor zappiano, (simpatico esempio è il
surf-rock di “Hole In My Boot“), (2) i momenti parossistici
affidati ad echi, voci, suoni sibillini (“Entra in un imbuto“, “6
macchie di Rorschach
“, “What’s The Secret Word For Tonight
), (3) l’insieme più corposo composto da dilatate sinergie strumentali
che vanno contro il canonico formato canzone – vale la pena citare i
richiami onomatopeici delle chitarre di “Little Duck On Zebra
Crossing
“, le ritmiche ondivaghe di “Fly“, “Fantic
Frenetik
” e “Totentanz“, il ‘pulp – rock’ di “Jumping
Fish Is On The Ashes
“, o la più enfatica “The Thinker“.
Altro ottimo brano è “Pumpkin Blus”, in sostanza un roccioso tema
‘quasi’ swingato che viene letteralmente depredato dei suoi accenti
accomodanti; parte come un colpo di pistola e si sublima in un funky
rock graffiante. – (4) E poi c’è l’intimità con la quale Visaggi
accarezza la sua chitarra, a chiudere con eleganza ed un tocco di
malinconia l’ideale quadratura dell’opera: “Gymnopedia N°1“, “My
Teacher
” e, soprattutto, “Engram” fondono la poetica
visionaria della chitarra, con i ritagli di un mondo in cui classica e
jazz si mischiano e si alimentano senza sosta.

Dopo “Totentanz”
un altro ep -“Città Violenta”- ed infine lo scioglimento che sancisce
l’amaro epilogo.

La storia dei Traumfabrick mi ricorda una di
quelle giornate perfette che si sposano con niente e con nessuno.
Giornate dimenticate, che lasciano dietro di sé una scia di sommesso
tepore, e che poi all’improvviso ripeschi, come il coniglio dal
cilindro, riassapori e ti porti dietro come un ricordo creativo.

Ascoltare
“Totentanz”, per me, è come rinnovare ogni volta questo delicato
piacere.

Arrivederci Mr. Traum!

Traumfabrick non
è un nome tedesco. E’ la traduzione italiana di
Fabbrica del
trauma
“. Taumfabrick non esiste più!

“Poichè i suoni hanno una propria vita, cerchiamo di liberare
l’identità dei suoni. La libertà di prendere in prestito dal mondo
materiale e immateriale oggetti per realizzare opere di vita ci
appartiene. Il saccheggio dei materiali indifferenziati e il loro
impiego nella costruzione di suoni crea un flusso che permette
all’evento di divenire realizzazione di sè.”

Questa frase iniziale estrapolata dal libretto del cd dà una prima
idea del calderone di suoni e citazioni in cui ci troviamo di fronte.
Per avvicinarci ulteriormente al gruppo, possiamo leggere alcune delle
fonti ispirative: J.S. Back, J.L. Borges, L. Bunuel, E. Busch, J. Cage,
D. Cronenberg, E. Debord, F. Kafka, T. Pynchon, Andrea Pazienza e molti
altri.

I Traumfabrick sono veramente un gruppo poliedrico, sanno suonare
molto bene, si trovano a proprio agio con numerosi generi e riescono a
proporli all’interno di questo cd senza fare apparire il tutto come
materiale discontinuo: al contrario ho trovato il lavoro omogeneo nella
sua eterogeneità!


Cantano in inglese (a parte qualche breve recitativo in italiano), sanno
graffiare con chitarre affilate, ma sanno creare momenti riflessivi
eliminandole completamente.


Sono partiti dal rock ma propongono uno dei possibili superamenti del
genere.


TRAUMFABRICK
& GIUSEPPE PALUMBO a lucca comics



Salvatore Visaggi Nato a
Policoro nel 1973. Inizia a suonare la chitarra da autodidatta all’età
di sedici anni, ascoltando i Pink Floyd, Eric Clapton, CSN&Y ed il
blues in genere, suonando in varie formazioni della provincia di Matera.
All’età di ventuno anni si iscrive al Centro Professione Musica di
Milano. Studia con Andrea Braido e Nicoletta Caselli, conseguendo, due
anni dopo, il diploma professionale base. Nello stesso periodo inizia
l’attività dell’insegnamento. Nel 1996, fonda la Traumfabrick insieme a
Stefano Maramarco e Giambattista Mele. Con questa band registra
“Totentanz”(1997), “Città Violenta”(1998) e “Icejam”(1999), esibendosi
nelle principali città italiane, partecipando a importanti
manifestazioni musicali e ricevendo vari premi.


L’esperienza con la Traumfabrick gli permette di cominciare una lunga
collaborazione con Giuseppe Palumbo, uno dei fumettisti-scrittori più
apprezzati a livello internazionale, che lo porterà a comporre diverse
colonne sonore (Dummy & Daddy Ape, Orazio) e musiche per immagini.
Parallelamente, proseguono le collaborazioni in studio e dal vivo, le
sonorizzazioni di films (Faust, Il Gabinetto Del Dottor Calligaris, Luci
della città…) e la partecipazioni a laboratori teatrali. Sciolti i
Traumfabrick (2000), decide di esplorare il mondo dell’improvvisazione
totale, dando vita al work in progress “Keep Order!”. Dal 2001 collabora
con Antonangelo Giudice. Nel 2004 segue i seminari tenuti ad Oriolo,
Studiando con Ramberto Ciammarughi, Umberto Fiorentino, Fabrizio Sferra e
Fabio Zeppetella. Attualmente è impegnato in varie formazioni ed è
co-fondatore del “Laboratorio Bunker” insieme a Giuseppe Di Leo ed
Antonangelo Giudice.

Informazioni aggiuntive

Genere

Sottogenere

Formato

Genere Rock internazionale

Nuovo/Usato

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