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NECRON N.10 CADAVERI VIVENTI 1981 prima edizione originale MAGNUS idi amin dada

19,90

1 disponibili

Descrizione

 

ROBERTO RAVIOLA IN ARTE MAGNUS & ILARIA VOLPE (NOM DE PLUME DELLA
COMPIANTA MIRKA MARTINI )
RIELABORANO PERFIDAMENTE E SORDIDAMENTE  IL DELIRANTE MITO
EUGENETICO DI FRANKENSTEIN E DEL GOLEM ,
STRAVOLGENDOLO IN TERMINI ETICI CON QUESTA FICTION A FUMETTI ESTREMA E INQUIETANTE ,
SCANDALOSAMENTE INSANA E PATOLOGICAMENTE PRIVA DEI MINIMI REQUISITI DI
CORRETTEZZA, DECORO, EQUILIBRIO  E DECENZA 

 

NECRON  N.10

prima edizione originale

copertina di Oliviero Berni

Il manigoldo di turno in questa storia e in quella precedente (il re dell’ Ubunda-Urandi Lummba Dadà, al quale è naturalmente riservata una fine tutt’ altro che piacevole) è palesemente ispirato al peggior dittatore africano della storia, il bizzarro gourmet ugandese Idi Amin Dada


Edifumetto
, ottobre 1981

CONDIZIONI BUONISSIME, PICCOLI GRAFFI SULLA TESTATA DI COPERTINA, L’ ALBO NON E’ DI RESA

 

 

Attraverso
un’intervista a Renzo Barbieri il racconto di un progetto editoriale e
il ritratto di Mirka Martini, un’autrice misconosciuta.

Gabriele Ferrero – Come nacque il
progetto di Necron?

Renzo BarbieriNecron nasce da una mia idea di
creare un personaggio “robotico” affiancato da una donna dominatrice.
Per questo progetto avevo discusso a lungo con Mirka Martini, più conosciuta con lo pseudonimo di Ilaria Volpe.
Preparai un lungo e
detagliato story-board di tutti i numeri che avrebbero composto la
serie, compreso un ultimo episodio dal titolo “L’albino a due teste”, ma
che non è mai stato realizzato.

Ferrero
– Come mai?

Barbieri
Colpa di Magnus che non volle
disegnare la sceneggiatura che gli inviai, dicendo che non aveva tempo.
Conservo ancora la busta sulla quale aveva scritto due righe per
spiegarmi le ragioni di quel suo rifiuto.

Ferrero – Ci racconti un po’ meglio
quello che accadde allora.

Barbieri
– Accadde lo stesso inconveniente già successo con Lo Sconosciuto, un’altra formidabile
serie che avrei desiderato fosse più lunga. Allora attesi un anno prima
di partire in modo da avere una scorta di cinque numeri. Mi fidai di
Magnus e sbagliai. Lo Sconosciuto
partì, ma Magnus mi consegnò il sesto episodio tre mesi dopo l’uscita
del numero precedente. Purtroppo la collana chiuse e devo dire che sia Lo Sconosciuto sia Necron sono due occasioni mancate. Se
li avesse avuti in mano un altro autore, magari Gabriele Carosi o Giovanni Romanini, anche se non della
levatura di Magnus, avrebbero avuto una vita editoriale sicuramente più
lunga.

Ferrero – Quanto
fu importante l’apporto di Mirka Martini nel progetto di Necron?

Barbieri – Mirka ha giocato un ruolo
fondamentale nella scrittura delle sceneggiature. Lei aveva un carattere
forte, determinato, che era simile a quello di Frieda Boher, la padrona di Necron. Mi interessava che quel personaggio, una donna
decisa, fosse descritto da una mano femminile.

Ferrero – Possiamo affermare quindi
che Mirka Martini ha definito il profilo psicologico di Frieda Boher

Barbieri – Diciamo che il fumetto è
riuscito grazie proprio a una psicologia molto dettagliata di questa
dottoressa folle.

Ferrero
– Qual era il metodo di lavoro utilizzato nella stesura delle storie di
Necron?

Barbieri – Come ho già detto, lo
spunto iniziale era mio. Stendevo dei brevi story-board di ogni episodio che Mirka trasformava in
sceneggiature. Infine c’era l’intervento di Magnus.

Ferrero – In che cosa consisteva
l’apporto di Magnus?

Barbieri
– Lui inseriva una dose massiccia di ironia nelle scene più crude che
sono il “piatto forte” della serie.

Ferrero – Quindi era lui che stemperava gli aspetti più
truci e violenti.

Barbieri
– Sì. Magnus era un grande artista, ma anche un cavallo pazzo. Non si
poteva discutere con lui. Era impossibile un discorso, perché alla fine
faceva quello che voleva. Era un po’ il Christian Vieri dei disegnatori.
Come il centravanti dell’Inter, infatti, Magnus era imbrigliabile.
Capitava che telefonassi a sua moglie Margherita a Bologna e lei mi
diceva che non sapeva dove fosse. A un certo punto cercò rifugio a
Castel del Rio, un paesino dell’Appennino emiliano talmente sperduto
che, se non mi avesse accompagnato Romanini, non ci sarei mai arrivato.
Dovevamo parlare di lavoro, ma lui mi portò a vedere un ponte, il “Ponte
del Diavolo”, e mi raccontò tutta la storia, dicendomi che gli sarebbe
piaciuto farla diventare, un giorno, un fumetto. Quasi non riuscimmo a
discutere dei motivi per cui ero andato a trovarlo. Magnus era una
fucina di idee; ne trovava di nuove con estrema facilità e, con
altrettanta facilità, le cambiava.

Ferrero – “La fabbricante di mostri”, il primo numero di Necron, è molto più freddo, quasi
asettico in confronto agli albi successivi. Protagonista è la vicenda
narrata, mentre manca ancora un vero spessore ai personaggi…

Barbieri – In effetti avevamo molto
discusso quella storia, che io avrei voluto fosse ancor più forte, con
una descrizione del carattere di Frieda
ancor più perverso. Doveva dimostrare chi era da subito.

Ferrero – Il lavoro in team, con spunto iniziale creato da
lei e sceneggiatura affidata ad altri, è un metodo adottato anche per
altre serie?

Barbieri – È
un sistema che ho spesso usato per una questione di necessità. Per anni
ho pubblicato un albo a fumetti al giorno e mi era molto difficile
riuscire a seguire tutto. Il risultato fu che purtroppo alcune testate
che editai non erano all’altezza. Questo perché dovevo occuparmi delle
sceneggiature che, se non scrivevo io, erano comunque da controllare o
da discutere. Dovevo poi visionare i disegni, e occuparmi della
tipografia e del magazzino. In pratica ero freneticamente occupato per
diciotto ore al giorno.

Ferrero
– “La fabbricante di mostri” sembra destinata a essere un numero unico.
La chiusura della vicenda, così drammatica, non dà quasi spazio a un
effettivo seguito. Fu una scelta fatta scientemente, oppure quella
storia nasceva proprio per concludersi nelle 106 pagine che componevano
l’episodio?

Barbieri
L’albo fu concepito senza l’idea precisa di voler fare una testata.
Poteva essere uno dei tanti numeri unici che apparivano nelle collane
contenitore, tipo Telefilm Proibiti
o Telenovelas Vietata, con un
personaggio che si esaurisce in una storia. Solo dopo, quando l’abbiamo
finito, ci siamo resi conto che Necron
e Frieda Boher avevano i
numeri per diventare protagonisti di una magnifica serie.

Ferrero – In questo senso Necron è una serie “in progress”,
nasce da una prima idea e si trasforma in corso d’opera.

Barbieri – Si affina un po’ alla volta
proprio per questioni di tempo. Pensi che, a volte, quando Mirka veniva
qui in redazione, prima che io riuscissi a dedicarle quella mezz’ora in
cui discutere del personaggio, doveva aspettare anche due ore.

Ferrero – Ha mai pensato di dare una
forma finita all’ultimo racconto della serie?

Barbieri – Nel 1996 avevo intenzione
di rilanciare le serie di maggior successo che avevo prodotto nel corso
degli anni. Pensai, quindi, di fare disegnare la famosa sceneggiatura
rifiutata da Magnus al suo assistente e amico Giovanni Romanini. Ma poi
non se ne fece nulla.

Ferrero
– Si tratta di una storia che concludeva la serie?

Barbieri – No, aveva un finale aperto
che dava la possibilità di riprenderla.

Ferrero – Quest’ultima bozza è una sua creazione o nasce
dalla collaborazione con Mirka Martini?

Barbieri – No, quello fu un lavoro solo mio. Allora Mirka
era già ammalata da tempo, quindi non aveva modo di mettervi mano.

Ferrero – Quali altri fumetti ha
realizzato per lei Mirka Martini?

Barbieri – Lavorò a molti numeri unici per collane
contenitore, come Attualità Nera,
Attualità Gialla, Attualità Flash e Telefilm Proibiti. Era un’autrice
poliedrica e sapeva adattarsi un po’ a tutti i generi.

Ferrero – Chi scelse lo pseudonimo
Ilaria Volpe?

Barbieri
Mirka Martini. Fu proprio lei a deciderlo.

Ferrero – Perché usò uno pseudonimo
per firmare i suoi lavori fatti per Edifumetto?

Barbieri – Mirka non voleva
assolutamente che il suo nome apparisse in alcun modo. A quei tempi
aveva delle collaborazioni con altre case editrici e il sapere che
realizzava fumetti per adulti le avrebbe potuto procurare delle noie.

Ferrero – Che tipo era?

Barbieri – Mirka era una donna
intelligentissima che conosceva perfettamente tre lingue. Ebbi con lei
un’amicizia meravigliosa, discutevamo tante idee e mi dava continui
suggerimenti sui vari progetti a cui lavoravo. Mirka Martini era a un
livello culturale elevatissimo; con lei si poteva discutere di tutto,
non solo di lavoro. Capitava anche di uscire insieme a cena, e lì si
parlava di teatro e di altro. Era una persona piacevolissima e ritengo
che si divertisse molto a scrivere storie a fumetti.

Ferrero – Credo che per il tipo di
testate pubblicate dalla sua casa editrice l’apporto femminile non fosse
all’ordine del giorno.

Barbieri
– No, infatti. Oltre a Mirka Martini, l’unica altra donna che ha
lavorato per me è stata Luciana Neri,
che ha disegnato uno splendido Pinocchio,
e che poverina ci ha lasciato anche lei.

Ferrero – Al di là del disegnatore,
decisamente molto particolare, in Necron
c’è una scelta ardita anche nei contenuti. Questa testata rappresenta
un passo ulteriore nell’evoluzione delle pubblicazioni Edifumetto degli
anni Ottanta.

Barbieri
Senz’altro. Necron è stato tra i
titoli più forti. È piaciuto molto. Lo dimostra il fatto che aveva una
tiratura ragguardevole. Il successo di Necron
mi fece maturare l’idea di fare, qualche anno dopo, Lady Domina, perché c’era un pubblico
di masochisti che amava questi fumetti dove imperava la frusta.

Ferrero – Si può quindi dire che Lady Domina, nasce da una costola di
Necron. Anche la scelta di un
autore come Giovanni Romanini, dallo stile simile a quello di Magnus,
era dettata dalla volontà di bissare il successo di Necron?

Barbieri – Sì. Anche se, senza nulla
togliere al lavoro svolto dal bravo Romanini, la sua sintesi grafica è
molto lontana da quella del maestro Magnus.

Ferrero – Le copertine della serie
ufficiale di Necron furono opera di Oliviero

Berni

e poco hanno a che fare con i contenuti della testata.
Quelle illustrazioni trasmettono un che di mistico, con tutti quegli
spazi vuoti: che cosa la portò a scegliere questo autore?

Barbieri – Fu una scelta forzata. La
produzione era tale, un titolo al giorno – addirittura due nei mesi
estivi – che non sapevo più dove andare a trovare dei validi
copertinisti.
Per me lavoravano veri maestri come Alessandro Biffignandi, Fernando Carcupino, Mario Cubbino, Carlo Jacono, Ferdinando Tacconi e Gianni Renna, ma più di tanto non
potevano fare.
In verità, per Necron
avrei affidato volentieri le copertine a Karel Thole, che aveva già lavorato per me, però non se la
sentì perché era già anziano.

Ferrero
– Perché non direttamente a Magnus?

Barbieri – In quel periodo Magnus aveva appena completato La Compagnia della Forca, una serie
in cui aveva avuto la massima libertà, ma che purtoppo vendette
pochissimo e non soddisfò il grosso pubblico. Per la natura stessa di Necron, un fumetto destinato a
lettori adulti, anche se avessi fatto disegnare le copertine a Magnus,
non credo che la cosa avrebbe fatto aumentare le vendite in maniera
considerevole.

Ferrero
Ritiene Necron un personaggio
suo quanto lo sono Goldrake e Belzeba?

Barbieri – No, quelli erano miei dalla
testa ai piedi. Necron è una
mela divisa a metà ma vorrei cavallerescamente sgattaiolarne fuori e
lasciare il merito a un’amica scomparsa che ricordo e ricorderò sempre
con affetto e infinito rimpianto.

 

 

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