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MAGNUS NECRON blue press N.1 LA NASCITA DEL MOSTRO collana IL DIVINO 1990

9,90

1 disponibili

Descrizione

cod.FEA

ROBERTO RAVIOLA IN ARTE MAGNUS & ILARIA VOLPE (NOM DE PLUME DELLA COMPIANTA MIRKA MARTINI ) RIELABORANO PERFIDAMENTE E SORDIDAMENTE  IL DELIRANTE MITO EUGENETICO DI FRANKENSTEIN E DEL GOLEM , STRAVOLGENDOLO IN TERMINI ETICI CON QUESTA FICTION A FUMETTI ESTREMA E INQUIETANTE , SCANDALOSAMENTE INSANA E PATOLOGICAMENTE PRIVA DEI MINIMI REQUISITI DI CORRETTEZZA, DECORO, EQUILIBRIO  E DECENZA 


NECRON  

collana IL DIVINO n.1


serie dei primi anni 90 che ripropone l’ intero ciclo di tutte le 14 storie del personaggio, a 2 per volume, rimontate in album giganti di formato francese a 4 tavole per pagina

è la versione italiana della edizione spagnola delle Ediciones La Cúpula (quelle di El Vibora), con copertine realizzate da montaggi ed elaborazioni delle vignette originali interne di MAGNUS

Questo albo contiene il primo ed il secondo episodio :

– La fabbricante di mostri

– La nave dei lebbrosi


Blue Press Srl , ottobre 1990, brossurato in bianco e nero, formato cm. 22,3×30, 68 pagine



CONDIZIONI : BUONISSIME

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Necron è una serie a fumetti per adulti creata da Mirka Martini in arte Ilaria Volpe, e disegnata da Roberto Raviola, in arte Magnus, su idea dell’editore Renzo Barbieri. Racconta le avventure della dottoressa pazza, ninfomane e necrofila Frieda Boher e del suo schiavo-amante Necron, un umanoide fortissimo ispirato alla figura del mostro di Frankenstein, superdotato, antropofago ed assemblato con frammenti di cadaveri.

In una livida Berlino Ovest che funge da puro pretesto narrativo scenografico, viene presentata la dottoressa Frieda Boher, folle biologa geniale e crudele che riesce ad eccitarsi sessualmente solo copulando con dei cadaveri. All’Istituto di Ricerche Biologiche si conducono avanzati studi sui trapianti d’organi, allo scopo di preservare la vitalità dei tessuti dopo la morte. La bella Frieda è l’oggetto del desiderio di tutti i suoi colleghi e soprattutto del suo assistente Franz Bleiber, figlio del direttore dell’Istituto, ma dimostra di avere un atteggiamento freddo e scostante verso tutti. La sua fama di frigida è però ingiustificata: la dottoressa Boher ha in realtà fortissime pulsioni necrofile e decide quindi di costruirsi una creatura tutta per lei, atta a soddisfare le sue voglie. Ne ricava Necron, un muscoloso mostro meccanico superdotato e con la faccia scarnificata da teschio, dalla forza sovrumana e dall’instancabile appetito sessuale. Altre caratteristiche del mostro sono anche un temperamento fortemente infantile e un’intelligenza limitata, che mal si conciliano con un costante bisogno di carne cruda e l’ossessiva gelosia verso la sua creatrice Frieda. Nel corso della serie seguiremo le folli avventure porno-splatter della coppia in giro per il mondo.

Storia editoriale

Per Necron gli autori si sono impadroniti della vena macabro/erotica già ampiamente sfruttata in decine di fumetti sexy e pornografici di stampo popolare, i cui meccanismi narrativi ne sono stati ben compresi, utilizzati e superati. Il risultato è un innovativo mix di sesso, sangue e orrore esposto con uno stile grafico pulito e divertente, ispirato alla linea chiara franco-belga.

Necron è stato pubblicato da Edifumetto con cadenza mensile (fino al novembre ’81), tra il gennaio 1981 e il giugno 1985, per un totale di 11 numeri regolari più due speciali, di cui quello finale doppio con all’ interno le ultime 2 storie.

Avvicinatosi al progetto per ragioni economiche dopo la sospensione de Lo sconosciuto e la chiusura de La compagnia della forca, Magnus lo fece “suo” infondendogli una forte dose di umorismo grottesco e sperimentando nuove evoluzioni grafiche. Lo stesso autore così raccontò il suo coinvolgimento nella genesi del fumetto:

« Era un periodo duro, avevo necessità di lavorare e mi ritrovai fra le mani il progetto di Necron, ma era troppo duro, non poteva andare. Fu allora che capii con quali invenzioni potevo aiutarlo. Dovevo tramutare il Necron di Barbieri nel Necron che intendevo io, il mio Necron di ora; dovevo renderlo meno cupo e più ironico e buffo, senza togliere nulla alla sua sfacciata pornofilia; farlo diventare un burattino a suo modo pieno di allegria, dal freddo assassino che era; dovevo riscaldarlo, in pratica, di una certa simpatia. »
(Magnus)

E ancora circa le critiche mosse alla spiccata pornografia delle storie da lui disegnate:

« Necron non è pornografico, per un semplice motivo: usciamo dal pornografico. Appunto perché lo abbiamo fatto elettroplastico, perché abbiamo modificato i personaggi. È sì pornografico nelle situazioni, ma il porno ha una sua caratteristica: cambiano gli attori ma la storia è sempre quella. È questo il trucco del pornografico. In Necron, invece, gli attori sono fissi e la storia cambia. Se noi prendiamo le storie romantiche di Lanciostory, denudiamo i protagonisti e li facciamo scopare, noi otteniamo il fumetto porno ideale. Invece quando faccio Necron esco dagli schemi fissi di questo genere. Necron piaceva più per la buffezza delle situazioni che per la funzione pornografica in se stessa. »
(Magnus)

La serie durò complessivamente quattordici episodi (11 numeri regolari più due speciali, di cui quello finale doppio con all’ interno le ultime 2 storie) non incontrando il favore dello specifico pubblico dei tascabili economici “porno-trash” tipo LandoSukiaJaculaIl Tromba, ecc…, al quale era indirizzata in origine. In virtù della sua originalità, l’opera godette comunque di una discreta fama a livello internazionale venendo tradotta e pubblicata in Francia, Spagna e Stati Uniti; e nel corso degli anni è stata ristampata più volte in diversi formati, dai più infimi e scadenti alle costose edizioni rilegate da fumetteria.

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Attraverso un’intervista a Renzo Barbieri il racconto di un progetto editoriale e il ritratto di Mirka Martini, un’autrice misconosciuta.

Gabriele Ferrero – Come nacque il progetto di Necron?

Renzo Barbieri – Necron nasce da una mia idea di creare un personaggio “robotico” affiancato da una donna dominatrice. Per questo progetto avevo discusso a lungo con Mirka Martini, più conosciuta con lo pseudonimo di Ilaria Volpe.
Preparai un lungo e detagliato story-board di tutti i numeri che avrebbero composto la serie, compreso un ultimo episodio dal titolo “L’albino a due teste”, ma che non è mai stato realizzato.

Ferrero – Come mai?

Barbieri – Colpa di Magnus che non volle disegnare la sceneggiatura che gli inviai, dicendo che non aveva tempo. Conservo ancora la busta sulla quale aveva scritto due righe per spiegarmi le ragioni di quel suo rifiuto.

Ferrero – Ci racconti un po’ meglio quello che accadde allora.

Barbieri – Accadde lo stesso inconveniente già successo con Lo Sconosciuto, un’altra formidabile serie che avrei desiderato fosse più lunga. Allora attesi un anno prima di partire in modo da avere una scorta di cinque numeri. Mi fidai di Magnus e sbagliai. Lo Sconosciutopartì, ma Magnus mi consegnò il sesto episodio tre mesi dopo l’uscita del numero precedente. Purtroppo la collana chiuse e devo dire che sia Lo Sconosciuto sia Necron sono due occasioni mancate. Se li avesse avuti in mano un altro autore, magari Gabriele Carosi oGiovanni Romanini, anche se non della levatura di Magnus, avrebbero avuto una vita editoriale sicuramente più lunga.

Ferrero – Quanto fu importante l’apporto di Mirka Martini nel progetto di Necron?

Barbieri – Mirka ha giocato un ruolo fondamentale nella scrittura delle sceneggiature. Lei aveva un carattere forte, determinato, che era simile a quello di Frieda Boher, la padrona di Necron. Mi interessava che quel personaggio, una donna decisa, fosse descritto da una mano femminile.

Ferrero – Possiamo affermare quindi che Mirka Martini ha definito il profilo psicologico di Frieda Boher

Barbieri – Diciamo che il fumetto è riuscito grazie proprio a una psicologia molto dettagliata di questa dottoressa folle.

Ferrero – Qual era il metodo di lavoro utilizzato nella stesura delle storie di Necron?

Barbieri – Come ho già detto, lo spunto iniziale era mio. Stendevo dei brevi story-board di ogni episodio che Mirka trasformava in sceneggiature. Infine c’era l’intervento di Magnus.

Ferrero – In che cosa consisteva l’apporto di Magnus?

Barbieri – Lui inseriva una dose massiccia di ironia nelle scene più crude che sono il “piatto forte” della serie.

Ferrero – Quindi era lui che stemperava gli aspetti più truci e violenti.

Barbieri – Sì. Magnus era un grande artista, ma anche un cavallo pazzo. Non si poteva discutere con lui. Era impossibile un discorso, perché alla fine faceva quello che voleva. Era un po’ il Christian Vieri dei disegnatori. Come il centravanti dell’Inter, infatti, Magnus era imbrigliabile. Capitava che telefonassi a sua moglie Margherita a Bologna e lei mi diceva che non sapeva dove fosse. A un certo punto cercò rifugio a Castel del Rio, un paesino dell’Appennino emiliano talmente sperduto che, se non mi avesse accompagnato Romanini, non ci sarei mai arrivato. Dovevamo parlare di lavoro, ma lui mi portò a vedere un ponte, il “Ponte del Diavolo”, e mi raccontò tutta la storia, dicendomi che gli sarebbe piaciuto farla diventare, un giorno, un fumetto. Quasi non riuscimmo a discutere dei motivi per cui ero andato a trovarlo. Magnus era una fucina di idee; ne trovava di nuove con estrema facilità e, con altrettanta facilità, le cambiava.

Ferrero – “La fabbricante di mostri”, il primo numero di Necron, è molto più freddo, quasi asettico in confronto agli albi successivi. Protagonista è la vicenda narrata, mentre manca ancora un vero spessore ai personaggi…

Barbieri – In effetti avevamo molto discusso quella storia, che io avrei voluto fosse ancor più forte, con una descrizione del carattere di Frieda ancor più perverso. Doveva dimostrare chi era da subito.

Ferrero – Il lavoro in team, con spunto iniziale creato da lei e sceneggiatura affidata ad altri, è un metodo adottato anche per altre serie?

Barbieri – È un sistema che ho spesso usato per una questione di necessità. Per anni ho pubblicato un albo a fumetti al giorno e mi era molto difficile riuscire a seguire tutto. Il risultato fu che purtroppo alcune testate che editai non erano all’altezza. Questo perché dovevo occuparmi delle sceneggiature che, se non scrivevo io, erano comunque da controllare o da discutere. Dovevo poi visionare i disegni, e occuparmi della tipografia e del magazzino. In pratica ero freneticamente occupato per diciotto ore al giorno.

Ferrero – “La fabbricante di mostri” sembra destinata a essere un numero unico. La chiusura della vicenda, così drammatica, non dà quasi spazio a un effettivo seguito. Fu una scelta fatta scientemente, oppure quella storia nasceva proprio per concludersi nelle 106 pagine che componevano l’episodio?

Barbieri – L’albo fu concepito senza l’idea precisa di voler fare una testata. Poteva essere uno dei tanti numeri unici che apparivano nelle collane contenitore, tipo Telefilm Proibiti o Telenovelas Vietata, con un personaggio che si esaurisce in una storia. Solo dopo, quando l’abbiamo finito, ci siamo resi conto che Necron e Frieda Boher avevano i numeri per diventare protagonisti di una magnifica serie.

Ferrero – In questo senso Necron è una serie “in progress”, nasce da una prima idea e si trasforma in corso d’opera.

Barbieri – Si affina un po’ alla volta proprio per questioni di tempo. Pensi che, a volte, quando Mirka veniva qui in redazione, prima che io riuscissi a dedicarle quella mezz’ora in cui discutere del personaggio, doveva aspettare anche due ore.

Ferrero – Ha mai pensato di dare una forma finita all’ultimo racconto della serie?

Barbieri – Nel 1996 avevo intenzione di rilanciare le serie di maggior successo che avevo prodotto nel corso degli anni. Pensai, quindi, di fare disegnare la famosa sceneggiatura rifiutata da Magnus al suo assistente e amico Giovanni Romanini. Ma poi non se ne fece nulla.

Ferrero – Si tratta di una storia che concludeva la serie?

Barbieri – No, aveva un finale aperto che dava la possibilità di riprenderla.

Ferrero – Quest’ultima bozza è una sua creazione o nasce dalla collaborazione con Mirka Martini?

Barbieri – No, quello fu un lavoro solo mio. Allora Mirka era già ammalata da tempo, quindi non aveva modo di mettervi mano.

Ferrero – Quali altri fumetti ha realizzato per lei Mirka Martini?

Barbieri – Lavorò a molti numeri unici per collane contenitore, come Attualità NeraAttualità GiallaAttualità Flash e Telefilm Proibiti. Era un’autrice poliedrica e sapeva adattarsi un po’ a tutti i generi.

Ferrero – Chi scelse lo pseudonimo Ilaria Volpe?

Barbieri – Mirka Martini. Fu proprio lei a deciderlo.

Ferrero – Perché usò uno pseudonimo per firmare i suoi lavori fatti per Edifumetto?

Barbieri – Mirka non voleva assolutamente che il suo nome apparisse in alcun modo. A quei tempi aveva delle collaborazioni con altre case editrici e il sapere che realizzava fumetti per adulti le avrebbe potuto procurare delle noie.

Ferrero – Che tipo era?

Barbieri – Mirka era una donna intelligentissima che conosceva perfettamente tre lingue. Ebbi con lei un’amicizia meravigliosa, discutevamo tante idee e mi dava continui suggerimenti sui vari progetti a cui lavoravo. Mirka Martini era a un livello culturale elevatissimo; con lei si poteva discutere di tutto, non solo di lavoro. Capitava anche di uscire insieme a cena, e lì si parlava di teatro e di altro. Era una persona piacevolissima e ritengo che si divertisse molto a scrivere storie a fumetti.

Ferrero – Credo che per il tipo di testate pubblicate dalla sua casa editrice l’apporto femminile non fosse all’ordine del giorno.

Barbieri – No, infatti. Oltre a Mirka Martini, l’unica altra donna che ha lavorato per me è stata Luciana Neri, che ha disegnato uno splendido Pinocchio, e che poverina ci ha lasciato anche lei.

Ferrero – Al di là del disegnatore, decisamente molto particolare, in Necron c’è una scelta ardita anche nei contenuti. Questa testata rappresenta un passo ulteriore nell’evoluzione delle pubblicazioni Edifumetto degli anni Ottanta.

Barbieri – Senz’altro. Necron è stato tra i titoli più forti. È piaciuto molto. Lo dimostra il fatto che aveva una tiratura ragguardevole. Il successo di Necron mi fece maturare l’idea di fare, qualche anno dopo, Lady Domina, perché c’era un pubblico di masochisti che amava questi fumetti dove imperava la frusta.

Ferrero – Si può quindi dire che Lady Domina, nasce da una costola di Necron. Anche la scelta di un autore come Giovanni Romanini, dallo stile simile a quello di Magnus, era dettata dalla volontà di bissare il successo di Necron?

Barbieri – Sì. Anche se, senza nulla togliere al lavoro svolto dal bravo Romanini, la sua sintesi grafica è molto lontana da quella del maestro Magnus.

Ferrero – Le copertine della serie ufficiale di Necron furono opera di Oliviero Berni e poco hanno a che fare con i contenuti della testata. Quelle illustrazioni trasmettono un che di mistico, con tutti quegli spazi vuoti: che cosa la portò a scegliere questo autore?

Barbieri – Fu una scelta forzata. La produzione era tale, un titolo al giorno – addirittura due nei mesi estivi – che non sapevo più dove andare a trovare dei validi copertinisti.
Per me lavoravano veri maestri come Alessandro Biffignandi, Fernando Carcupino, Mario Cubbino, Carlo Jacono, Ferdinando Tacconi e Gianni Renna, ma più di tanto non potevano fare.
In verità, per Necron avrei affidato volentieri le copertine a Karel Thole, che aveva già lavorato per me, però non se la sentì perché era già anziano.

Ferrero – Perché non direttamente a Magnus?

Barbieri – In quel periodo Magnus aveva appena completato La Compagnia della Forca, una serie in cui aveva avuto la massima libertà, ma che purtoppo vendette pochissimo e non soddisfò il grosso pubblico. Per la natura stessa di Necron, un fumetto destinato a lettori adulti, anche se avessi fatto disegnare le copertine a Magnus, non credo che la cosa avrebbe fatto aumentare le vendite in maniera considerevole.

Ferrero – Ritiene Necron un personaggio suo quanto lo sono Goldrake e Belzeba?

Barbieri – No, quelli erano miei dalla testa ai piedi. Necron è una mela divisa a metà ma vorrei cavallerescamente sgattaiolarne fuori e lasciare il merito a un’amica scomparsa che ricordo e ricorderò sempre con affetto e infinito rimpianto.

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