Descrizione
cod.MS
LO SPORCACCIONE
squallida e spregevole rivistina giovanile dei primi anni novanta che, pur nella sua deprimente mediocrità, ha un importante significato storico e culturale, mettendosi in ideale linea di continuità alle generazioni ribelli degli anni settanta e a quelle edoniste degli anni ottanta, assumendosi l’ importante incombenza di fungere da anello mancante (e sicuramente anche mancato) nel panorama editoriale di fine millennio come elemento evolutivo di irragionevole ed inutile sincretismo tra due pietre miliari come Cannibale e Il Paninaro, ispirandosi ad entrambe e naturalmente male. Il piatto succulento sono le inqualificabili storie del maldestro e maleodorante supereroe alla rovescia MERD-MAN , ma anche il resto si mantiene sempre su un livello di qualità oltremodo pessima, barcamenandosi stabilmente su binari di volgarità che spesso rasentano l’infame e l’ osceno, in uno stomachevole medley di fumetti rancidi e malrealizzati e redazionali assurdi, poco divertenti ed irritanti in un assortimento maldestro e pietoso che non vi potrà lasciare assolutamente indifferenti. Un ributtante menù comico illustrato per skaters, hiphoppers, ripetenti, narcisisti, horrorofili, tromadipendenti, websurfers d’epoca, graffitari, incoscienti comuni e incapaci qualunque, dove l’elemento fecale (sia solido che gassoso quanto liquido) la fa da padrone incontrastato come induttore unico e reiterato delle risate, degli spasmi e delle convulsioni.
IN QUESTO NUMERO :
MERDMAN – IL PROFESSOR SKIF di Luca Francocci (storia a fumetti completa di 16 pagine)
posterino a doppia pagina centrale : DIAVOLETTO della squadra di calcio MILAN AC di Milano
ELIO E LE STORIE TESE inconcludente servizio di 4 pagine
e tante altre orrende schifezze
LO SPORCACCIONE , N.10 , editoriale Trastevere, settembre 1990
64 pagine a colori e in bianco e nero, in formato tascabile un po’ alticcio come del resto gli autori (cm.13,8×21,5)
CONDIZIONI BUONISSIME , ritaglio mancante di cm.12,5×7 alla pagina 53/54 (tagliando asportato dalla sezione Il Resto dello Sporcaccione che pubblicava le lettere incensurate dei lettori)
La rivista fu varata e prodotta – sullo sviluppo di una originale e scandalosa serie di stickers – dal neofita editore e pubblicitario Stefano Trentini – qualche anno prima di essere folgorato sulla via tra Argenta e Ravenna e mettersi a pubblicare i più proficui santini di Selen.
– 1989: Si costituisce la 3ntini & C. L’editore Masters Immagini commissiona una nuova raccolta di figurine basata su un’idea azzardata ma vincente: Le Figurine Sporcaccione. 3ntini sviluppa il progetto attribuendo i gesti impertinenti e gli slogan a dei teneri e innocui smiles. Il successo commerciale è enorme e, nonostante i tentativi di interrompere l’uscita delle figurine da parte di associazioni di genitori, direttori di scuole e altre figure indispettite, i tentativi di censura non fanno che alimentare l’interesse per la raccolta. Nel novembre dello stesso anno, spinta dal grande successo, la Masters commissiona a 3ntini il mensile Lo Sporcaccione, 200.000 copie in edicola! All’interno: i fumetti di Merdman (molto prima di quello di Dalla…), il cruciMerda, le multe finte da compilare e lasciare sulle auto con motivazioni improbabili, suggerimenti per gli scherzi, ecc… Fra le idee collegate: la raccolta di adesivi in bustina Le Minischifezze, orribili insetti, liquidi biologici e altri soggetti stampati su carta adesiva trasparente che, se sapientemente posizionati sul corpo, hanno un effetto realistico notevole.
Questo articolo è il frutto al tempo stesso di una ricerca durata anni (il cui oggetto era una parte della mia infanzia) e di una necessità sorta sulle pagine di Slipperypond. In uno dei suoi articoli migliori, il Corrispondente dal Contado trovava collegamenti tra una moda del recente passato e l’attuale squallore dell’Italia. A quel pezzo, risposi con uno sugli Exogini, nel cui attacco tradivo la volontà di tirar fuori la nostra generazione (per noi nati tra il 1977 e il 1982, fortunatamente il paninaresimo era al massimo quello dei giornalini e del drive-in), mostrare che i suoi feticci erano già diversi, meno corrotti, migliori. Eppure, mi dicevo, la nostra generazione è scivolata nello stesso becero tunnel della precedente. Come è successo? Noi della redazione di Slipperypond, notoriamente versati a legare cause ed effetti in modo del tutto arbitrario, dovevamo trovare una soluzione. Il punto d’incontro. L’anello mancante tra gli Exogini e i panozzi. La risposta la possedevo già, ma non lo sapevo. Da tempo ero alla ricerca di un album di figurine della mia infanzia, figurine che parevano scomparse non solo dalle liste di memorabilia, ma anche dalla memoria della gente: quando rievocavo Le Sporcaccione, la gente di solito mi guardava con occhi bianchi oppure pensava mi riferissi alle Sgorbions (che non erano male, ma vennero distribuiti proprio per sfruttare l’onda di volgarità alzata dalle Sporcaccione, e come gli Exogini furono mistificati : laddove i “misteriosi alieni” erano in realtà lottatori di wrestling, gli Sgorbions erano una parodia delle bambole Cabbage Patch. Tra l’altro esistono ancora).
Le Sporcaccione erano ben altro. Ricordavo chiaramente che si trattava di un prodotto tutto italiano, e che erano proibite, proibitissime! Non solo i genitori le odiavano, ma addirittura Repubblica si scomodò nello stigmatizzarle. Non ricordavo molto, ma ero certo che alcune fossero così politicamente scorrette da lasciare basiti tutt’oggi. Per anni sognai di trovare, che so, almeno lo scan di una di esse su Internet. Niente. Poi, circa due settimane fa, razzolando su e-bay, ho finalmente trovato l’oggetto dei miei desideri, in una forma che non osavo sognare. Trenta pacchetti chiusi a dieci euro. Così, dall’essere possessore di un vago ricordo, mi sono trovato a possedere non dico l’intera collezione, ma quasi.
Le Sporcaccione, prodotte dalla Masters Edizioni (già responsabile di diversi prodotti paninareschi destinati al pubblico infantile) nel 1989, sono sostanzialmente una collezione di smiley. In Inghilterra era appena esplosa la seconda estate dell’amore, e la musica elettronica, condita dall’arrivo di una nuova sostanza e dal ritorno di una vecchia, si preparava a mandare in pensione nei sogni e nelle aspirazioni notturne dei giovani quella cosa con un chitarrista un bassista un batterista e un cantante di cui mi parlava a volte mio nonno (la cosa finì quando la lobby dei produttori di alcolici, sconcertata dal fatto che questi giovani danzerecci bevessero acqua invece che birra e cocktail (l’alcol ha infatti interazioni negative con le suddette sostanze) pressarono il governo con tutta la loro forza, fino ad ottenere un netto bando di tutti i “ritrovi di massa con musica ritmata” (sic!), tramite il Criminal Justice and Public Order Act). Ad ogni modo, al di là di quanto accadde negli anni ’90, il simbolo di quel primo biennio ’88-’89 e della musica acid house che lo contraddistinse fu il ritorno dello smiley, in colorazioni acide e a volte vestito con occhiali, bandane o accompagnato da mani che mimavano questo o quel movimento. Anche nella nostra brava nazione esterofila si cominciarono a rivedere le faccine gialle su magliette accessori e adesivi (sebbene praticamente nessuno sapesse perché: i nostri giovani ascoltavano al massimo i Litfiba), così evidentemente la Masters colse la palla al balzo, e lanciò una serie di figurine. With a twist, come avrebbero detto proprio di là dalla Manica: le Sporcaccione, questo il nome scelto per le smiley de noantri, incarnavano quello spirito di goliardia scatologica e bassa sopraffazione tipico di qualunque classe delle medie. Il successo fu ovvio.
Ma veniamo all’analisi dei reperti.
Visto lo spirito, non stupisce che uno delle linee chiave del prodotto sia quella scolastica. Nella immagine sottostante possiamo vedere attaccati i più tipici nemici dello studente onesto (il sapientone, il lecchino, la spiona e l’antipatico), ma anche uno spregio spietato a coloro la cui unica colpa è di esser timidi (timidone, e lo straziante faccia da assorbente, evidentemente dedicato a chi non controlla il proprio arrossire).
Se vi state già immedesimando nell’atmosfera delle medie, capirete che di lì a passare alla stigmatizzazione del difetto fisico il passo è breve: nella successiva immagine vediamo gli autori Masters (e noi con loro) prendersela coi pelosi (ahi ahi la pubertà in arrivo), coi pallidi/emaciati, coi bassi, e poi scatenare la propria furia sui grassi (faccione, panzone, trippone!).
La colpa più grande, però, è il mancato controllo del proprio corpo, cosa peraltro non scontata in età prepuberale. Umori e flatulenze sono al centro dell’attenzione e causa di emarginazione sociale (quando non di stiaffi): e allora perché non appiccicare la giusta figurina al banco di chi ha il fiato puzzolente, il cerume, le gore sotto le ascelle, il vomito o la scora facile, i piedi “marci”, i brufoli o ancora un generico puzzo di stantìo?
Fin qui, tutto molto bello. La collezione includeva anche strane ricorsività, riferimenti alla cultura popolare dell’epoca e bizzarri moralismi verbali…
…bizzarri soprattutto perché poi si scagliava contro le donne (la scelta è tra essere un cesso – e quindi sfottuta – o bona, e quindi… ‘a bbona! )…
…ma soprattutto – e qui davvero c’è da rimanere di stucco – contro omosessuali (fonti affidabili mi dicono che nell’album c’era addirittura una sezione dedicata ), neri, ebrei, gente di campagna (!), malati di vitiligine (!!) e handicappati, [vedi immagine sottostante] toccando abissi di viltà mai sfiorati da un prodotto per ragazzi dai tempi degli allegati di Der Sturmer.
Viene da chiedersi: ma insomma, che bisogna fare per essere fighi nel mondo de Le Sporcaccione (a parte non essere neri, giudei o “mollaccioni”)? È presto detto. In primis [nelle due righe superiori dell’immagine seguente] avere il consapevole controllo dei propri sfoghi corporali, ribaltando fieramente una possibile debolezza; ma soprattutto [ultima riga dell’immagine sottostante] essere scherzosi ma gretti, sfacciatamente arrapati e dotati di faccia di bronzo.
Vi ricorda qualcuno?
Mentre ci pensate, due note amarcord.
1) La collezione, come molte del periodo, contava anche alcune “rarissime” figurine prismatiche, dal sapore ormai quasi surreale (Togo? Bella gioia?! Bidè?!?!).
2) Ogni tanto, al posto del retro standard, questa o quella figurina aveva il “retro sconto” che andavano raccolti tipo i punti coop o esselunga per poter prendere ulteriori clamorose fregature.
Bene, la morale è chiara, genitori! Non volete che da grande vostro figlio si trasformi in un intollerante, in un bullo, in un gretto o addirittura in un berlusconiano? Tenetelo alla larga da certe collezioni!