Descrizione
LINUS
a partire dall’ anno di fondazione 1965 si impone subito come la più importante e prestigiosa rivista italiana di fumetti e cultura , baricentro e veicolo supremo di espressione, diffusione e propaganda del comic d’ autore e al tempo stesso cassa di risonanza e brulicante arena del dibattito politico della sinistra progressista e radicale ma anche della intellighenzia borghese-aristocratica-filomonarchica illuminata ed umanista
all’ interno :
la recensione collettiva dei lettori di Linus al romanzo “La Storia” di Elsa Morante
PEANUTS di Charles M. Schulz
WOYZECK di Dino Battaglia (adattamento a fumetti da Georg Büchner , storia completa di 17 pagine)
JULES FEIFFER
BRISTOW di Frank Dickens
IL DOTTOR RIGOLO di Tullio Pericoli & Emanuele Pirella
Rapporto Riassuntivo n.2 : Carmine Bellezza ripara all’ estero di Nino Vascon
CORTO MALTESE di Hugo Pratt in: CORTE SCONTA DETTA ARCANA (7a parte)
MIXED SINGLES di William Brown e Mel Casson
UP di Alfredo Chiappori
DICK TRACY di Chester Gould (daily strips & sunday pages dal 27-08-1973 al 25-09-1973)
GIONNI LUPARA di Benito Jacovitti (4a parte)
B.C. di Johnny Hart
THE WIZARD OF ID / IL MAGO WIZ di Brant Parker e Johnny Hart
L’ UTOPIA di Enzo Lunari (5a parte)
CASA EDITRICE MILANO LIBRI EDIZIONI s.r.l. , anno X , N.10 , ottobre 1974 , spillato , formato cm. 20,6 x 27, 4 , 112 pagine + copertina, bianco e nero
CONDIZIONI OTTIME
Jacovitti iniziò la pubblicazione di Gionni Peppe su Linus (1973) per la stima personale che l’allora direttore, Oreste Del Buono, nutriva nei suoi confronti. L’autore, dal suo personale punto di vista, era persuaso che avrebbe potuto dare finalmente vita a storie più mature ma sopratutto più libere da condizionamenti, una volta svincolato dalle pastoie dei giornali “per ragazzi” come Il Vittorioso, Il Giorno dei Ragazzi e Il Corriere dei Piccoli, su cui aveva sino allora lavorato. In effetti attraverso i due Gionni, Jacovitti dà sfogo a una libertà linguistica ed espressiva, anche nella figurazione dei personaggi, che sino a quel momento non gli era stata consentita.
Lo Jacovitti che pubblica su Linus è quello della compiuta maturità e si è dotato di un tratto oramai perfetto che rimarrà pressoché immutato. L’artista ha abbandonato la sovrapposizione quasi ossessiva delle linee che un tempo, filiformi, andavano a modulare il tratto. La sua linea, per niente modulata, adesso è sicura, perfetta attraverso un unico passaggio, assolutamente adeguata ad esprimere compiutamente i tipi deformati e irripetibili. La consueta sovrabbondanza di figure, quasi personaggi di un dipinto di Hieronymus Bosch trasformati sullo scenario della Commedia dell’Arte, persistono ad affollare le vignette oltre ogni ragionevole limite. Come si diceva, il linguaggio parlato dai personaggi di Jacovitti si libera dai condizionamenti censori e riconquista una sua fondamentale purezza bastarda.
La lingua di Jacovitti non è mai stata l’italiano ma un surreale gergo fatto di imbastardimenti dei termini originari, di deformazioni condizionate dalle attrazioni linguistiche delle ambientazioni dove sono mossi i personaggi. Su Linus questo linguaggio, libero di ogni freno, assume valenze smodate, con risultanze, non si sa, se più surreali o comiche. Per inciso si sottolinea come manchi, a livello di critica fumettistica, il contributo di uno storico della lingua sul gergo jacovittesco. In altri termini, manca qualcosa di simile al lavoro di Omar Calabrese sulla parlata dei personaggi di Andrea Pazienza, analizzata come fusione di disparate componenti dialettali nell’ambiente degli studenti universitari.
Purtroppo la libertà riconquistata fu effimera. Jacovitti, anarchico per modi e per espressione artistica, sostanzialmente scettico in politica, non mancò di ironizzare , attraverso il suo lavoro, sulle manie dei sedicenti rivoluzionari del post Sessantotto (ma non si esimé di ridicolizzare pure l’ultradestra). I colleghi di Linus più impegnati a sinistra, il direttore Del Buono e persino la rivista stessa non furono risparmiati dal tratto dissacratorio dell’artista.
E finì così che anche sulla “libertaria” rivista Linus certe vignette furono “purgate di alcune intemperanze” (p. 15).
La pagina delle lettere di Linus divenne una palestra su cui si cimentarono, con toni anche aspri, coloro che tacciavano Jacovitti di fascismo. Gli stessi, che nelle piazze urlavano: “la creatività al potere”, divennero primi detrattori di una espressione singolare di creatività anarchica, e forse anche folle, nel fumetto italiano.
Il 12 dicembre del 1974, con l’unico rimpianto del direttore Oreste Del Buono, la collaborazione di Jacovitti con Linus si concluse definitivamente.