Descrizione
cod.MS
ALBO ORIGINALE DEL 1971 , EDIZIONI RG (EDIPERIODICI / ELVIPRESS), ART BY MILO MANARA.
A PARTIRE DA QUESTO EPISODIO I DISEGNI SONO AD OPERA DI MILO MANARA
PALPITANTI STORIE DI LONTANA ISPIRAZIONE SALGARIANA, CON PIRATI, ARREMBAGGI E SFRENATI HAPPY HOUR IN LOCATION ESOTICHE, IMPROBABILI ED IMMAGINARIE, E CON PROTAGONISTA L’ EMANCIPATA ANTENATA DELLA LITTIZZETTO JOLANDA DE ALMAVIVA , SUBLIME DIGNITARIA FREGATA AI PIEDI DELL’ ALTARE E DIVENTATA BUCCANIERA PER AMORE
CONDIZIONI: BUONISSIME, LIEVI ALONI DI MACCHIA IN COPERTINA E RETROCOPERTINA, ALBO NON DI RESA E NON RIFILATO
Nell’ottobre 1970 arriva in edicola l’ennesimo pocket erotico, Jolanda de Almaviva,
edito da Erregi. La copertina è affidata allo Studio Rosi. Ideatore
della serie è il vulcanico Renzo Barbieri, le sceneggiature sono di
Roberto Renzi (gli ultimi albi vedono le storie scritte dal duo
Gaburro-Gramegna).
A disegnare il fumetto fino al numero 13 è Armando Bonato, poi gli subentra Milo Manara che porta la serie al numero 61: siamo nel dicembre del 1973 e il disegnatore veronese passa sulle pagine del Corriere dei Ragazzi. Per amor di precisione, ricordiamo che a continuare Jolanda de Almaviva sarà, successivamente, lo spagnolo Luis Roca, fino all’ultimo numero, il 69 datato agosto 1975.
Si tratta delle avventure di cappa e spada della contessa Jolanda de Almaviva: storie di mare tra Salgari e l’eros, dove la bella Jolanda
è promessa sposa al governatore di Maracaybo. Ma viene rapita dai
pirati. Si innamorerà del luogotenente Jean Lafayette e con lui
combatterà i conquistadores spagnoli.
Milo Manara, aveva esordito da poco nel fumetto con Genius, quando gli è stata affidata Jolanda de Almaviva, una serie uscita da poco e che non sembrava andare molto bene.
Erano i primi anni Settanta, si respirava aria di cambiamenti sociali.
Si discuteva e ci si allenava al “sesso libero”. In quel tempo un
fumetto con donnine nude poteva davvero scandalizzare sia i benpensanti
che i “progressisti”, sia i cattolici che le femministe (che vedevano in
quelle pagine una strumentalizzazione della donna). Erano altri tempi,
indubbiamente, e si “sentono” in queste tavole: nelle sembianze
dell’attrice Senta Berger alla quale il disegnatore si è ispirato per
tracciare il volto di Jolanda,
nei vari altri divi cinematografici i cui tratti somatici si ritrovano
nei personaggi disegnati, da Alain Delon a Brigitte Bardot. E si
scorgono i segni dell’epoca: un po’ di Guido Crepax, un po’ di Guy
Peellaert (quello di Pravda), e Jean-Claude Forest e la sua Barbarella.
Si vede anche il segno del Milo Manara attuale in questo lavoro degli esordi. Jolanda de Almaviva
è una sorta di fumetto-palestra, dove l’autore impara a tracciare
“quelle” curve, a definire “quelle” espressioni che lo renderanno, di lì
a pochi anni, maestro acclamato in un genere difficile, quello erotico.
Una maturazione espressiva tra sbalzi stilistici e salti di qualità
dovuti anche alla gran mole di tavole da produrre. E ancora si nota come
l’autore prediliga di gran lunga le situazioni erotiche, il tracciare
corpi nudi, mentre fatica sulle scene di violenza, un obbligo narrativo
che pare inutile in un fumetto erotico.