Descrizione
collezioni Lampo anno I n.3
CENERENTOLA
PRIMA FAVOLOSA E LEGGENDARIA EDIZIONE DELLA LAMPO PER LO SPETTACOLARE
E DELIZIOSO ALBUM COMPLETO DELLE FIGURINE DI CENERENTOLA (240 / 240 )
CON LE STUPENDE ILLUSTRAZIONI ELABORATE DI DAN GORMLEY ISPIRATE ALLE IMMAGINI DEL MIRABOLANTE FILM D’ ANIMAZIONE DELLA WALT DISNEY PRODUCTIONS
DEL 1950 ISPIRATO A SUA VOLTA ALLA CELEBERRIMA FIABA POPOLARE CONSACRATA SUL
PATIBOLO DELLA CULTURA OCCIDENTALE DAL MISERANDO E NEFASTO SCRIBACCHINO,
ACCADEMICO, BUGIARDO E CONTAFOLE FRANCESE CHARLES PERRAULT
CYNDERELLA
CENICIENTA
CINDERELA
CENDRILLON
ASCHENPUTTEL
Strepitoso album originale del 1953, Collezioni Lampo Milano, su concessione delle Creazioni Walt Disney S.A.I.
COMPLETO con 240/240 figurine attaccate all’ interno / full complete collecting card album with Dan Gormley’s pictures
IN
CONDIZIONI ASSOLUTAMENTE OTTIME, LE FIGURINE INTERNE SONO TUTTE INTEGRE ED ATTACCATE CON PRECISIONE, LA COPERTINA E’ OTTIMA, LE GRAFFETTE NON SONO OSSIDATE, COSTOLA BEN CONSERVATA CON SOLO QUALCHE PELATURINA PIUTTOSTO LIEVE, L’ ALBUM NON RECA LA MINIMA TRACCIA DI SCOTCH NE’ DI BIRO NE’ DI ALTRO, UN BLANDO TIMBRO DI PREZZO DI PROPAGANDA SORMONTA IL PREZZO ORIGINALE NELL’ ANGOLINO BASSO DESTRO DI RETROCOPERTINA
La storia di Cenerentola comincia quando suo padre, nobile signore
rimasto vedovo, si risposa con una donna austera di nobile famiglia,
Lady Tremaine, anch’ella vedova con due figlie, Anastasia e Genoveffa,
dell’età di Cenerentola. Alla perdita della madre, per la giovane
fanciulla si aggiunge la morte del padre. Con questi due lutti, la
ragazza cresce con la matrigna e le sorellastre. La donna, per niente
amorevole, vizia le figlie naturali, mentre alla giovane figliastra fa
svolgere tutte le faccende della casa. Nonostante tutto, la ragazza
cresce felice e spensierata, e, non potendo uscire ed avere amicizie
umane, si consola con l’affetto di piccoli animali, tra cui due
topolini, Giac e Gas Gas. Grande sognatrice, durante le faccende
domestiche sogna un giorno di poter incontrare un principe e vivere
felice e contenta in un castello.
Un giorno la famiglia di Cenerentola è eccitata all’idea del gran
ballo voluto dal re per trovare al suo scapolo figlio una ragazza degna
di divenire sua moglie. L’invito al ballo è esteso a tutte le giovani
donne del regno. Per Cenerentola il ballo potrebbe essere l’occasione di
uscita dalla sua prigione di servitù. Riesce a farsi promettere dalla
matrigna che, se svolte una mole eccessiva di faccende, anche lei poteva
andare al ballo. Con l’aiuto di tutti i suoi piccoli amici, Cenerentola
si ritrova a compiere la promessa e ad avere un vestito elegante,
abbellito da topi e uccellini. Ma la perfidia della sua famiglia giunge
al culmine: la matrigna si rimangia la promessa fatta, mentre le
sorellastre la scherniscono distruggendo il suo vestito.
Rimasta sola e sconsolata la povera fanciulla inizia a piangere:
dalle lacrime viene invocata l’anziana paffuta Fata Smemorina. Con la
sua magia (la famosa formula Bibbidi Bobbidi Bu) trasforma una
zucca in carrozza, le dona un bellissimo abito degno di una principessa,
i topolini divengono splendidi cavalli bianchi, mentre il cavallo
diviene un perfetto cocchiere, infine il cane Tobia diviene il lacchè.
Pronta per andare al ballo, la fata la avvisa che alla mezzanotte la
magia scomparirà.
Giunta a corte, il principe annoiato si ridesta per la sua bellezza, e
davanti agli occhi del re e del granduca Monocolao inizia a danzare con
Cenerentola per tutta la serata. Nell’euforia del ballo il tempo vola, a
pochi istanti dalla mezzanotte la giovane ragazza è costretta a fuggire
via, perdendo una scarpetta di cristallo. Nella fuga verso casa tutta
la magia svanisce, e Cenerentola ritorna a casa vestita di stracci.
Il principe però non si rassegna: deciso di ritrovare la donna che
ormai ama ordina al granduca di far calzare la scarpetta a tutte le
fanciulle del regno. Colei che la calzerà a pennello diverrà sua moglie.
Giunti in casa di Cenerentola, la matrigna la fa rinchiudere in uno
stanzino. Ma durante la prova della scarpa alle sgraziate sorellastre,
Cenerentola riesce ad uscire grazie a Gas Gas e Giac, e a far notare la
sua presenza, e il granduca, per non contraddire gli ordini reali,
prosegue con la calzatura della scarpetta. Ma la perfida matrigna fa
inciampare il paggio del granduca e la scarpetta va in mille pezzi.
Fortunatamente Cenerentola possiede l’altra scarpa di cristallo, che le
calza a pennello.
Portata a corte, ella sposa il suo principe:il sogno della ragazza è
divenuto realtà.
Cenerentola è una delle più celebri fiabe
popolari del mondo. Originaria probabilmente della Cina o,
secondo altri,
dell’antico Egitto,
è stata narrata in centinaia di versioni in gran parte del mondo, ed è
parte dell’eredità culturale di numerosi popoli. In occidente le
versioni più note sono quelle di Charles Perrault (a sua volta basata su una precedente
trascrizione di Giambattista Basile di un’antica fiaba napoletana) e dei fratelli Grimm; come versione standard moderna, però, si deve
probabilmente indicare quella narrata nell’omonimo film d’animazione di Walt
Disney del 1950.
In Cina il piede piccolo, detto loto
d’oro, era considerato simbolo di bellezza e di qualità femminili;
la costrizione dei piedi in scarpette sempre più piccole tramite
fasciatura si sviluppò nei secoli fino all’eccesso.
“Cenerentola” è la storia di una bellissima giovane che, alle seconde
nozze del padre, viene privata del ruolo che le spetta nella famiglia e
costretta a una vita di schiavitù
domestica dalla crudele matrigna e dalle sorellastre. Costoro la odiano al punto di
chiamarla solo col nomignolo “Cenerentola” (dalla cenere di cui la
ragazza si sporca pulendo il camino).
La vita di Cenerentola cambia quando giunge notizia che a corte si
terrà un ballo durante il quale il principe potrebbe scegliere la sua promessa sposa. (In
alcune varianti della storia, ci sono tre balli). Con l’aiuto magico di
una fata
(la “fata madrina” di Cenerentola), la ragazza viene vestita di un
meraviglioso abito da sera e riesce a recarsi segretamente al ballo
(nonostante il divieto della matrigna). Al ballo attira l’attenzione del
principe. Poiché l’effetto dell’incantesimo
è destinato a svanire a mezzanotte, Cenerentola deve fuggire di corsa
al rintocco; nella fuga, perde una scarpina di cristallo
(nella versione con tre balli, questo accade la terza sera). Il
principe, ormai innamorato, trova la scarpina e proclama che sposerà la
ragazza capace di calzarla.
Il giorno successivo, incaricati del principe girano dunque per il
regno facendo provare la scarpina di cristallo a tutte le ragazze in età
da marito, incluse le sorellastre di Cenerentola. In alcune varianti
della fiaba, queste cercano di ingannare il principe tagliandosi le dita
dei piedi o il tallone per cercare di indossare la scarpetta. Comunque,
alla fine Cenerentola prova la propria identità e sposa il principe.
In alcune versioni della fiaba manca il personaggio della fata
madrina, e l’abito e le scarpe di Cenerentola vengono da un albero
cresciuto sulla tomba di
sua madre. Anche nelle versioni con la fata, è ragionevole affermare
che questa figura rappresenta la volontà della buona madre di
Cenerentola, verso cui è indirizzata, indirettamente, la crudeltà della
matrigna. La stessa madre di Cenerentola compare talvolta sotto forma di
un uccello
che assiste il principe nella sua ricerca di Cenerentola (per esempio
rivelandogli le automutilazioni con cui le sorellastre cercano di
ingannarlo). Anche il “coprifuoco” della mezzanotte non è presente in
tutte le versioni.
Le
versioni di “Cenerentola”
“Cenerentola” compare, in oltre 300 varianti, in numerose tradizioni
popolari. La versione più antica è già presente nella tradizione
egiziana: Claudio Eliano, ad esempio, riporta la Fortunata
storia dell’etera
Rodopi (o Rodope) nell’Egitto della XXVI dinastia (Storia Varia. Libro XIII, 23).
Non c’è da meravigliarsi che anche questa favola, come spesso succede,
sia presente in tradizioni popolari molto distanti e, apparentemente,
non comunicanti. La ritroviamo in Cina nella
storia di Yeh-Shen, raccontata da Tuan
Ch’ing-Shih. Fra gli elementi della fiaba che derivano dalla
versione di Ch’ing-Shih c’è quello dei piedi minuti della protagonista,
notoriamente segno di nobiltà e distinzione nella cultura cinese. In
effetti, la versione cinese enfatizzava il fatto che Cenerentola
(chiamata Yen-Shen) avesse “i piedi più piccoli del regno”. Nelle
versioni occidentali e successive, che hanno perso questa premessa, è
perciò abbastanza oscuro il motivo per cui il principe si aspetta che
una sola ragazza nel regno sia in grado di indossare la scarpina
ritrovata. In alcune versioni non si tratta neppure più di una scarpina,
ma di un anello o un braccialetto. Che la scarpina fosse “di cristallo”
è vero solo nella versione di Perrault e in quelle derivate (per
esempio nella Cenerentola di Disney), e la variante pare
originata da un equivoco tra i due nomi francesi con lo stesso suono
“vaire” (il vaio, piccolo roditore simile all’ermellino, della cui
pelliccia era rivestita in versioni precedenti della fiaba la scarpina) e
“verre” (vetro). Nella variante dei fratelli Grimm si trattava di una
scarpetta d’oro.
Fra le altre versioni si possono ricordare in particolare Il vasetto
magico (fiaba persiana),
Vassilissa
la bella (fiaba russa), Peldicenere
(fiaba inglese)
e La gatta Cenerentola riportata da Giambattista Basile nel 1634. Gli
elementi variabili sono numerosi; si può correttamente dire che ogni
gruppo sociale e ogni popolo abbia rimaneggiato alcuni elementi della
favola, enfatizzandone alcuni ed eliminandone o modificandone altri in
modo da riflettere la stessa situazione generale in contesti sociali e
storici diversi. La diffusione di questa favola è tale che non pare
fuori luogo collocarla nel contesto del mito, né è
privo di senso tentare di metterla in relazione con archetipi
psicologici e psicoanalitici (vedi per esempio le interpretazioni di Bruno Bettelheim). Ancora oggi continuano a nascere
nuove versioni della favola, come The
Egyptian Cinderella di Shirley Climo
e Cinderella Story di Mark Rosman
con Hilary Duff.
Usi metaforici del nome
“Cenerentola”
La favola di Cenerentola è un riferimento estremamente comune nella
nostra cultura. Il nome “Cenerentola” viene usato come appellativo con
una sorprendente varietà di significati metaforici
derivanti da altrettanti elementi della fiaba.
Con riferimento al modo in cui Cenerentola appare nella prima parte
della fiaba, con “Cenerentola” si può intendere una persona remissiva,
mite, o costretta a una vita modesta; talvolta, con un ulteriore
riferimento allo status di Cenerentola prima della morte della madre, ci
si riferisce invece a una persona che ha sempre vissuto protetta e si
trova a dover fare i conti con la dura realtà delle fatiche quotidiane.
In ambito sportivo, si utilizza il termine “Cenerentola” per indicare la
squadra ultima in classifica.
Se invece ci si riferisce al finale della favola, il nome
“Cenerentola” spesso indica una persona che si è inaspettatamente e
completamente riscattata da una vita misera o modesta, per esempio,
persone arricchitesi in modo improvviso, magari anche fortuito, come i
vincitori di una lotteria (nei paesi di lingua inglese si usa per
esempio, nel caso si parli di maschi, l’espressione cinderella man).
Più specificatamente in relazione al ballo e al vestito, la figura di
Cenerentola viene utilizzata per riferirsi a un certo stile di abito da sposa, e all’idea comune a molte
spose che l’abito “le trasformi in principesse per un giorno”. Non
raramente Cenerentola viene citata direttamente o indirettamente dalle
pubblicità di abiti nuziali e di altri prodotti correlati.
Non mancano usi metaforici del nome “Cenerentola” legati ad aspetti
secondari della favola, per esempio per riferirsi a persone con i piedi
piccoli, o che sono solite ritirarsi dalla vita sociale a un’ora
fissata, troncando bruscamente qualsiasi attività (come Cenerentola a
mezzanotte).
Adattamenti
La favola di Cenerentola è un riferimento estremamente comune nella
nostra cultura, e ne sono state realizzate decine, se non addirittura
centinaia, di adattamenti. Alcuni esempi sono riportati di seguito.
Cenerentola
(tratto dal
film di Walt Disney, ispirato all’omonima fiaba di Charles Perrault.)
C‘era
una volta, in un paese lontano, un gentiluomo vedovo che viveva in una bella
casa con la sua unica figlia. Egli donava alla sua adorata bambina qualsiasi
cosa ella desiderasse: bei vestiti, un cucciolo, un cavallo….. Tuttavia capiva
che la piccola aveva bisogno delle cure di una madre. così si risposò,
scegliendo una donna che aveva due figlie giovani, le quali, egli sperava,
sarebbero diventate compagne di giochi della sua bambina. Sfortunatamente, il
buon uomo morì poco tempo dopo, ed allora la matrigna mostrò la sua vera
natura.Era
dura e fredda, e profondamente invidiosa della dolcezza e bontà della sua
figliastra, perché queste qualità facevano per contrasto apparire le sue due
figlie, Anastasia e Genoveffa, ancor più meschine e brutte. Le sorellastre
andavano riccamente vestite, mentre la povera ragazza era costretta ad indossare
un vestito semplice e grossolano, ed un grembiule, e a compiere in casa tutti i
lavori più pesanti. Si alzava prima dell’alba, andava a prender l’acqua,
accendeva il fuoco, cucinava, lavava e puliva i pavimenti. Quando aveva finito
di sbrigare tutti i lavori, per riscaldarsi era solita sedersi vicino al camino
accanto al carbone ed alla cenere. Perciò cominciarono a chiamarla Cenerentola.
La
matrigna e le sorellastre dormivano in belle stanze, mentre la piccola camera di
Cenerentola era in soffitta, proprio sotto il tetto della casa, deve vivevano
dozzine di topi. Nonostante tutto questo, Cenerentola rimase gentile e cortese,
sognando che un bel giorno la felicità sarebbe arrivata.
Fece amicizia con gli
uccelli che la svegliavano tutte le mattine. Fece
anche amicizia con i topi
con cui divideva la soffitta, diede a ciascuno un
nome, e cucì loro dei minuscoli vestiti e cappelli. I topi amavano Cenerentola
e le erano grati, perchè talvolta li liberava da una trappola o li salvava da
Lucifero, il malizioso gatto della matrigna.
Ogni mattina, Cenerentola,
preparava la colazione per tutti gli abitanti della casa: una scodella di latte
per il gatto, un osso per il cane, avena per il suo vecchio cavallo, granoturco
e frumento per le galline, le oche e le anitre del cortile. Poi portava al piano
di sopra i vassoi della colazione per la matrigna e le sorellastre Anastasia e
Genoveffa. “Prendi questa roba da stirare e riportala entro un’ora”
ordinava Genoveffa.
“Non dimenticare il mio rammendo, e non impiegare tutto
il giorno a finirlo!” la rimproverava Anastasia. “Stendi il bucato e
vai avanti col tuo lavoro” ordinava la matrigna “Batti il grande
tappeto della sala, lava le finestre, pulisci la tappezzeria!” “Si
Genoveffa. Si Anastasia. Si mamma” rispondeva Cenerentola mettendosi al
lavoro di buona lena. Dall’altra
parte della città c’era il palazzo reale. Un giorno il re convocò il granduca
Monocolao e gli disse: “E’ tempo che il principe prenda moglie e si
sistemi!” “Ma vostra Maestà” rispose il duca ” deve prima
trovare una ragazza ed innamorarsi!” “Hai ragione” ammise il re.
“Daremo un ballo ed inviteremo tutte le fanciulle del reame. Dovrà
per forza innamorarsi d’una di loro.” Subito furono spediti gli inviti e il
regale biglietto fu portato anche nella casa di Cenerentola.
“Un ballo! Un
ballo! Andremo ad un ballo!” gridarono Anastasia e Genoveffa. “Anch’io
sono invitata” disse Cenerentola. “C’è
scritto: ‘Per ordine del Re, ogni fanciulla dovrà partecipare!”. Le
sorellastre risero all’idea di Cenerentola che andava ad un ballo indossando il
grembiule con una scopa in mano. Ma la matrigna, con un sorriso sornione, disse
che Cenerentola sarebbe certamente potuta andare se avesse finito il suo lavoro
e si fosse procurata un vestito decente da indossare. “Se…..” rise
Anastasia “Se…..” sghignazzò Genoveffa. E
venne il gran giorno. Fin dall’alba le sorellastre furono indaffarate a
scegliere abiti, sottovesti ed ornamenti da mettere nei capelli, e non parlarono
che del modo in cui si sarebbero vestite per il ballo. Nel frattempo Cenerentola
fu tenuta più occupata del solito, perché dovette stirare le ampie gonne,
sistemare le guarnizioni, annodare i nastri. Quando venne la carrozza a prendere
la matrigna e le sorellastre, Cenerentola non aveva avuto neppure avuto il tempo
di prepararsi. “Bene” disse la matrigna. “Allora non verrai. Che
peccato! Ma ci saranno altri balli!” Cenerentola salì tristemente le scale
buie e si affacciò alla sua finestra illuminata dalla luna.
E guardò mesta il
palazzo lontano che risplendeva di luci. All’improvviso,
una candela venne accesa alle sue spalle. Cenerentola si voltò, e vide un
bellissimo vestito da sera. L’avevano
cucito per lei gli uccelli ed i topi suoi
amici, e lo avevano decorato con pezzi di nastro e perline che avevano trovato
in giro per la casa. In men che non si dica, Cenerentola indossò il vestito e
corse giù per le scale, gridando: “Per favore, aspettate, vengo
anch’io!” Anastasia e Genoveffa si girarono: com’era bella!
L’invidia le
accecò e… “Le mie perle!” gridò una. “Il mio nastro!”
urlò un’altra e strapparono il vestito di Cenerentola. Poi, soddisfatte se ne
andarono. Disperata
Cenerentola corse in giardino e singhiozzò: “E’
proprio inutile. Non c’è niente da fare!” Ma in quel momento da una nuvola
di polvere di stelle uscì una donnina dalla faccia tonda, avvolta in un
mantello con cappuccio. “Sciocchezze, figliola” disse con voce dolce.
“Asciuga quelle lacrime: non vorrai andare al ballo in questo stato!”.
Cenerentola smise di piangere e chiese: “Chi siete?” “Sono la
fata tua madrina e mi chiamo Smemorina” rispose lo strano personaggio.
“Non abbiamo molto tempo a disposizione. Penso
che per prima cosa tu abbia bisogno di una zucca.” Cenerentola non capì il
motivo, ma obbedì e raccolse una grossa zucca. La
fata agitò la sua bacchetta magica verso di essa, e cantò: “Salagadula,
mencica bula, bibbidi-bobbidi-bu….” la zucca si alzò lentamente sul
fusto, mentre i viticci arrotolandosi si trasformarono in ruote: in un attimo
diventò una stupenda carrozza. “Ora”
disse la fata “abbiamo bisogno di alcuni topi”. Quattro piccoli amici
di Cenerentola si presentarono di corsa, ed ancora una volta la fata cantò le
parole magiche mentre toccava i topi con la sua bacchetta. I topolini furono
trasformati in quattro cavalli grigi pomellati che furono subito attaccati alla
carrozza. Poi la fata trasformò il vecchio cavallo di Cenerentola in un superbo
cocchiere ed il cane Tobia in un elegante valletto. “Ed ora tocca a te,
mia cara”
disse la fata Smemorina, toccando Cenerentola con la sua
bacchetta. Il
vestito strappato diventò uno splendido abito di seta e da sotto la gonna
spuntarono delle deliziose scarpette di cristallo, le più belle del mondo.
Cenerentola non riusciva a parlare per l’emozione. La fata allora spinse la
carrozza e le raccomandò di non rimanere al ballo dopo la mezzanotte: se fosse
rimasta un solo minuto di più, la carrozza sarebbe ridiventata una zucca, i
cavalli topolini, il cocchiere un vecchio cavallo ed il valletto un cane, e lei
stessa si sarebbe ritrovata vestita di stracci. Cenerentola promise e partì
felice verso il palazzo reale. Quando arrivò, il ballo era già iniziato, e il
principe, con aria un pò annoiata, stava facendo l’inchino alle duecentodecima
e duecentoundicesima damigella: le brutte sorellastre Anastasia e Genoveffa.
All’improvviso
alzò lo sguardo e scorse all’ingresso la più bella fanciulla che avesse mai
visto. Come trasognato piantò in asso le sorelle e si avvicinò a Cenerentola,
la prese per mano e l’accompagnò nella grande sala, in mezzo a tutti.
Per tutta
la serata il figlio del re non ballò con nessun altra e non lasciò la sua mano
un solo minuto. Le sorellastre e la matrigna non riconobbero Cenerentola e si
rodevano d’invidia chiedendosi chi potesse essere la bella sconosciuta. Tutte le
dame osservarono il suo abito e la sua pettinatura, e si ripromisero di copiarli
il giorno seguente. Il vecchio re sorrideva soddisfatto: il principe aveva
trovato la sposa dei suoi sogni.
Passarono le ore. Quando l’orologio del palazzo
cominciò a battere la mezzanotte, Cenerentola ricordò la promessa. “Devo
andare” gridò spaventata e, liberando la sua mano da quella del principe,
attraversò il palazzo e scese di corsa lo scalone, inseguita dal principe e dal
granduca. Una scarpetta di cristallo le si sfilò correndo, ma lei non si fermò
finché non fu in carrozza. L’orologio stava ancora battendo l’ora quando la
carrozza lasciò il palazzo di gran carriera: mentre oltrepassava il cancello,
risuonò il dodicesimo rintocco: carrozza, cavalli, tutto sparì ed al loro
posto comparvero una zucca, alcuni topolini, un cane, un vecchio cavallo e una
fanciulla vestita di stracci. Tutto
ciò che rimaneva di quella magica serata era la scarpetta di cristallo che
brillava al piede di Cenerentola. Il mattino seguente, il figlio del re comunicò
al padre che avrebbe sposato solo la fanciulla che aveva perso la scarpetta al
ballo. Il granduca Monocolao fu incaricato di cercare la ragazza il cui piede
entrasse perfettamente nella preziosa scarpetta. Il granduca provò la scarpetta
a tutte le principesse, alle duchesse, alle marchese, a tutte le dame del regno,
ma inutilmente. Arrivò
infine a casa di Cenerentola. La matrigna tutta eccitata, corse a svegliare le
sue pigre figlie. “Non abbiamo un minuto da perdere” gridò. “C’è
la possibilità che una di voi diventi la sposa del principe, se riuscirà a
calzare la scarpetta di cristallo!” e le mandò giù di corsa dal duca, con
la raccomandazione “Non deludetemi”! Poi seguì Cenerentola, che era
andata in camera sua per rendersi presentabile al duca, e la chiuse dentro a
chiave. Nessun’altra doveva poter approfittare di un’occasione tanto fortunata. Quando
Cenerentola udì lo scatto della serratura, capì, troppo tardi, cos’era
accaduto. “Per favore, vi prego, fatemi uscire!” implorò girando
inutilmente la maniglia. La matrigna si mise in tasca la chiave e se ne andò
sogghignando. Non si accorse però che due topolini la seguivano, senza mai
perdere di vista la tasca in cui aveva messo la chiave. Nel frattempo Anastasia
e Genoveffa stavano discutendo sopra la scarpetta di cristallo, e ciascuna
affermava che era sua. La matrigna le osservò con attenzione mentre cercavano
senza successo di far entrare i loro piedoni nella minuscola scarpetta. Non
si accorse che i due topolini le sfilavano silenziosamente la chiave dalla tasca
e se la portavano via.
Il granduca riprese la scarpetta alle due sorellastre
immusonite e si avviò alla porta per andare nella casa seguente, quando
Cenerentola, chiamò dalle scale: “Per favore Vostra Grazia, aspettate!
Posso provare la scarpetta?” La matrigna tentò di sbarrarle il passo.
“E’ solo Cenerentola, la nostra sguattera.” disse al duca, ma egli la
spinse di lato. “Signora, i miei ordini sono: ogni fanciulla del
regno!” La malvagia matrigna tentò un ultimo trucco. Fece lo sgambetto al
servitore del duca che reggeva su un cuscino la scarpetta di cristallo: la
preziosa scarpina cadde per terra frantumandosi in mille pezzi. “Oh è
terribile!” gridò il duca. “Cosa dirà il Re?” Allora
Cenerentola mise la mano nella tasca del grembiule. “Non
preoccupatevi” disse “ho io l’altra scarpetta”
Il duca gliela
calzò, ed il piede naturalmente entrò senza fatica.
Il quel momento apparve la
fata Smemorina, che toccò Cenerentola con la bacchetta magica. E
tutti poterono constatare che era proprio lei la bella sconosciuta che aveva
conquistato il cuore del principe al ballo. Cenerentola fu accompagnata al
palazzo reale con la carrozza del re. Là,
fra grandi feste ed al suono di tutte le campane del reame, Cenerentola sposò
il suo principe. E da quel giorno vissero felici e contenti.
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ALFABETIZZATA,
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