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benito jacovitti + nedeljko bajalica RAP 0 + 1 (Hog City) Balocco Editore 1996-7

29,90

1 disponibili

Descrizione

JACOVITTI & NEDELJKO

RAP  numero zero

+

RAP numero unoHOG CITY


CONNUBIO FUMETTISTICO CREPUSCOLARE E STRIDENTE OLTRE CHE INCONSULTO ED AZZARDATO TRA IL MONUMENTALE MA ORMAI DECLINATO JAC ED IL SEDICENTE ALLIEVO NEDELJKO BAJALICA CHE HA ALLIETATO ED ASSISTITO IL CELEBRE CARTOONIST MOLISANO DURANTE GLI ULTIMI ANNI DI VITA REGGENDOGLI LA MATITA E PROBABILMENTE COADIUVANDOLO OCCASIONALMENTE ANCHE IN ALTRE COMUNI FACCENDE

L’ ENTUSIASMO E L’ IMPETO DEL GIOVANE E BALDANZOSO PRATICANTE COINVOLSERO E TRASCINARONO IN QUESTI SCAMPOLI TERRENI TERMINALI IL CANUTO BENITO (DA LUI CHIAMATO COL PIU’ INTIMO E CONFIDENZIALE APPELLATIVO DI “FRANCO”) A QUESTA DIVERTENTE ED INCONVENZIONALE COLLABORAZIONE SINERGICA NEL SEGNO DEI TEMPI MODERNI E DELLE NUOVE TENDENZE (E DEVIANZE) DI MODA E CULTURA 

LA SERIE SI COMPONE DI APPENA DUE NUMERI (PER LA PRECISIONE UN PROPEDEUTICO NUMERO ZERO ED UN SUCCESSIVO NUMERO UNO), ENTRAMBI EDITI DA UNA PICCOLA, PRIMITIVA ED IMPROVVISATA CASA EDITRICE SALENTINA

LA PATERNITA’ DELL’ OPERA VA ATTRIBUITA, PER QUANTO RIGUARDA LA PARTE ARTISTICA E GRAFICA, PER IL 90% AL DISCEPOLO CHE HA SVOLTO LA GRANDISSIMA MAGGIORANZA DEL LAVORO MANUALE, MA MORALMENTE ED INTELLETTUALMENTE IL MAESTRO NE E’ PARTECIPE, ARTEFICE E RESPONSABILE ALMENO PER IL CINQUANTA PER CENTO

L’ ultima produzione di Jacovitti concreta, originale ed autonoma, iniziata nel 1978, fu quella con Il Giornalino delle Edizioni Sanpaolo, che continua ancora oggi a redigere storie sul suo personaggio più famoso, Cocco Bill, realizzate dal suo allievo Luca Salvagno. Negli anni novanta, ormai anziano, il fenomenale cartoonist usava invece farsi inchiostrare le tavole da un giovane autore svizzero d’origini serbe trapiantato nel Salentino, Nedeljko Bajalica, che lo ha seguito fino agli ultimi giorni prima come assistente e poi come coautore nella serie RAP realizzata per la Balocco Editore.

SET COMPLETO DEI 2 NUMERI USCITI (LO ZERO DELL’ OTTOBRE 1996 E L’ UNO DEL FEBBRAIO 1997), BALOCCO EDITORE LECCE , supplemento a DATACOMICS

albi spillati in formato orizzontale cm.20,2×14,9, in bianco e nero, 20 pagine lo zero, 24 pagine il numero uno, 

ENTRAMBI IN PRIMA EDIZIONE E COME NUOVI

Da : AVVENTURE DI CARTA / Il Blog di Ned :

Jac e Ned 14° capitolo: Ballate metropolitane

Il grande Jac con il numero 0 di RAP fresco di stampa.
L’esperienza con i disegni di Jacovittifinalizzate ai gadget mi insegnò una cosa molto importante: Jacovitti non riusciva a comunicare con i giovani. E la cosa è buffa dal momento che da un fumettista della sua portata ci si aspetta il contrario. Eppure Franco rimaneva legato un po’ ai gloriosi anni del fumetto italiano negli anni ’60, quando comunicava con le giovani masse attraverso un potentissimo strumento come il diario Vitt, che era presente nello zaino o cartella dell’ottanta per cento degli alunni italiani.
Ma i tempi, si sa, cambiano (meno male) e cambiano anche le necessità, le mode e i mitici diari di Jacovitti vennero surclassati dalle nuove tendenze degli anni ’80, che si orientavano più sullo Snoopy di Schulz e ilLupo Alberto di Silver. I diari di Jacuscivano ma erano dei punti in mezzo alla folla. Il periodo in cui andai alla scuola elementare proprio non mi ricordo di aver visto un suo diario. Era anche il periodo in cui Franco si allontanò di più dal fumetto (o meglio dire fu messo da parte) per lavorare di più in pubblicità, fino alla riabilitazione completa avvenuta al Salone dei Comics di Lucca nel 1992, anno in cui iniziò il nostro sodalizio.
Ma nonostante questo, notavo che Jac non riusciva a creare qualcosa destinato ai giovani, ai loro nuovi gusti, qualcosa in cui potessero riconoscersi.
Cover dei numeri 0 e 1 di RAP, usciti rispettivamente nel 1996 e nel 1997.
Fu così che mi venne l’idea di RAP; pensando unicamente ad un modo per avvicinare Jacovitti al pubblico dei più giovani. La musica rap andava forte, la street art era ormai un fenomeno ben consolidato e l’idea di trasferire vermi, salami e dadi in un simile contesto mi piaceva.
Serviva solo un personaggio e qualche comprimario e soprattutto dovevo decidere che tono dare a questa serie.
Lo sfigatissimo rapper Rex-J.
Al tempo mi piacque molto uno dei personaggi minori di JacovittiJoe Balordo, detective privato che più sfigato non si poteva. Passava le sue avventure cercando sempre di rimediare qualche pupa invece di procacciarsi qualche caso interessante e Jac l’aveva disegnato con una buona dose di humor ed erotismo. Ecco quindi che nella testa mi cominciò a frullare l’idea di un rapper nato sfigato, che si aggirava per le luride strade del Bronx cercando di rimorchiare qualche battona a basso costo. Ma naturalmente gli veniva rifilato un bel due di picche oltre al fatto d’essere continuamente oggetto delle percosse di due bande rivali: Le Tigri Meccaniche e i Corvi Spennati. Aveva un socio in affari, il nero Black Out (con cui organizzava qualche concerto abusivo) e una tipa, Pupa Girl, a cui faceva la corte assiduamente senza ottenere il minimo risultato positivo. Insomma più sfigato di così non poteva essere: Rex-J era nato.
Una striscia tratta dal n. 1 di RAP, Hog City.
Ne parlai con Franco il quale mi diede carta bianca. Realizzai quello che sarebbe stato il numero 0, ovvero una quarantina di strisce di grande formato, disegnate con pennini Brause 511 che riproducevano benissimo il tratto di Jacovitti.
Restava il problema di chi l’avrebbe pubblicato, ma con il nome di Jac non avrei avuto particolari problemi. Si fece avanti una casa editrice guarda caso della mia città, Balocco editore, che in quegli anni, siamo nel 1996, aveva intrapreso un esperimento originale: realizzare un’agenda sul cinema, la Cine Agenda, e una sul fumetto, la Data Comics. E devo dire che uscirono due bei prodotti, distribuiti in tutta Italia e con un buon successo.
Mi proposero di pubblicare RAP con loro e di farlo uscire nel prossimo Salone di Lucca. Jacovitti fu d’accordo e RAPnumero 0 vide la luce.
Formato più o meno tascabile, 36 pagine in bianco e nero, spillato con cover a tre ante, l’albo si presentava decentemente, tirato nelle solite mille copie ma regolarmente distribuito in tutte le fumetterie. A Lucca vendemmo circa 160 copie.
Al numero 0 fece seguito il numero 1, dal titolo Hog City e ci furono diverse riviste (non specifiche di fumetti) che parlarono di RAPMusica di RepubblicaGuerrin Sportivo, ecc.. dopo di che RAP uscì di scena e i motivi furono diversi.
Roma, maggio del 1995. Cena con i soci dello Jacovitti Club in cui Jac mi presenta a tutti come il suo allievo e collaboratore (ormai da circa tre anni) e parla della prossima pubblicazione di RAP. 
In primis la poca collaborazione di Jac, impegnato nel Cocco Bill per la Sergio Bonelli. In effetti Franco rimase un po’ spiazzato da quest’opera di mia creazione, nonostante fu lui a dare vita al personaggio di Pupa Girl e fu sempre lui a scegliere RAP come nome per la serie. Ma la vedeva come qualcosa di anomalo nella sua carriera, io invece la vedevo come un’opportunità di farsi apprezzare dal pubblico giovane che correva dietro alle figurine di Lupo Alberto. Ma Jac non collaborò granché e da solo (testi, disegni, copertine e quant’altro) non riuscivo a tenere dei ritmi che garantissero un lavoro fatto bene.
Jacovitti nel suo studio autografa le copie del n. 0 di RAP per il Salone dei Comics di Lucca.
Le avventure di Rex-J rappresentarono un’occasione d’avvicinamento dell’arte di Jac ai giovani. Un’occasione mancata. 

Jac e Ned 15° capitolo: Il ritorno di Cocco Bill.



VIETATO COSARE: il grande Jacovitti all’ingresso del suo studio.
Disegnare Cocco Bill è sempre stato il mio sogno nel cassetto, sin da quando ho iniziato a leggere fumetti. Anche perché fu proprio con il mitico cowboy camomillesco che ho scoperto il fumetto.
I primi lavori che realizzai per Jacovitti avevano proprio Cocco Bill per protagonista ma non corrisposero a una storia a fumetti bensì solo a delle illustrazioni.
In seguito intrapresi l’avventura di Cocco Story che poi dovetti abbandonare per realizzare RAP e per continuare l’attività d’inchiostratore per Jac. Ma, questa volta, dopo tante illustrazioni e pubblicità, finalmente arrivò una storia a fumetti. E niente di meno che Cocco Bill.
La prima tavola di Cocco Bill di quà e di là: a sinistra la versione a matita realizzata da Jacovitti. Nelle nuvolette alcune parole venivano barrate da Franco, questo voleva dire che dovevano 
essere evidenziate di più nel momento dell’inchiostrazione. 
La gabbia veniva riempita a pennello. I colori sono di Luca Salvagno.
L’artefice di questo ritorno di Cocco Bill fu il grande Sergio Bonelli. Pare che quest’ultimo e Jac si fossero incontrati per la prima volta nel mitico Salone dei Comics di Lucca nel 1992, anno in cui il grande Jac fu premiato con lo Yellow Kid (per i dettagli di questo incontro vi consiglio di leggere il blog Dime Web di Francesco Manetti che all’epoca di Lucca curò la bella mostra dedicata a Jac); da quel momento l’editore milanese avrebbe insistito affinché Franco realizzasse una storia di Cocco Bill unicamente per lui.
Cocco Bill di qua e di là uscì nella collana I grandi comici del fumetto nel 1997.
Iniziammo a lavorarci all’inizio del 1996 almeno per quanto mi riguarda perché ricevetti le prime 13 tavole e la copertina da inchiostrare esattamente il 2 gennaio. A tempo di record le inviai a Franco che puntualmente mi inviò un assegno di 350.000 lire: 25.000 a tavola. Eravamo ben lontani dai compensi iniziali e la cifra era veramente bassa (anche se non ho mai saputo il compenso di Jac per quel lavoro) ma non ho protestato neanche una volta con lui. Ho sempre fatto ciò che mi chiedeva, spesso anche gratis. A me andava bene così. E poi i soldi non erano il vero problema di questa storia a fumetti appena iniziata. I veri problemi erano due: la fretta che mi metteva Jac nell’inchiostrare e soprattutto il suo stile, purtroppo in fase di declino.
Tavola 27 di Cocco Bill di quà e di là. Come scritto, Jac ultimamente usava aiutarsi con la matita, usata in 
tutta la sua carriera unicamente per costruire la prospettiva. In questo caso non ha ripassato la matita col 
pennino più sottile ma ha preferito lasciare a me completare la vignetta. Come potete notare ho mantenuto 
l’inquadratura scelta da Jacovitti, prendendomi qualche licenza nella versione definitiva.
Erano evidenti fin dalle prime tavole diverse caratteristiche che alteravano il suo fantastico stile degli anni passati: bocche super labbrose, sorrisi stampati su molti oggetti (come sul cappello di Cocco Bill e sulle tende indiane), a volte si potevano riscontrare delle sproporzioni tra il volto e le mani di Cocco Bill. Insomma un Jacovitti non in forma. Dal canto mio, cercavo di tenere il ritmo di Franco e, dove era possibile, rimediare alle varie sviste (ma era difficile, perché non potevo cancellare le tracce di pennino e poi Franco se ne accorgeva), pertanto dovetti abbandonare il pennino per il rapidograph, meno efficace ma più veloce. Ma ero felice di una cosa: Franco mi promise che questa volta avrebbe fatto di tutto affinché venissi menzionato nell’albo. Wow!!!
In queste buste intestate, Jacovitti era solito mettermi l’assegno per il lavoro fatto su Cocco Bill di quà e di là. La prima busta, in alto, indica un pagamento, credo fosse per la seconda tranches di tavole. 
La seconda busta invece conteneva l’assegno per il pagamento delle prime 14 tavole più la copertina.
Contemporaneamente realizzavo il fumetto RAP (e non vi nascondo che a questo tenevo di più) quindi potete immaginare il tour de force in cui mi lanciai. Poi naturalmente c’era sempre qualche disegnetto qua e la che Franco mi chiedeva di fare. La tavole da fare erano in tutto 95. Il 15 febbraio mi arrivarono le tavole dalla numero 14 alla numero 20. A fine settembre (tenendo conto che nei mesi di giugno e luglio Jacovitti non lavorava in quanto si trasferiva nella sua casa a Forte dei Marmi) mi arrivarono le tavole dalla numero 59 alla numero 72.
Per problemi inerenti all’età e alla vista, Franco aveva incominciato a realizzare delle tracce di matita (ricordatevi che il maestrodisegnava direttamente con il pennino) per aiutarsi nell’impostazione delle vignette e dei personaggi. Ricordo che, una volta inchiostrate le prime tavole, non cancellai le tracce della matita e lui nella spedizione successiva mi regalò una gomma gigante (era grande quanto un panetto di burro) “ordinandomi” di cancellare tutte le sue “matitate”.
Dimenticavo che tra di noi c’erano 600 km di distanza. Io ritornai a Lecce in quanto ciò che percepivo da Jac non era sufficiente per mantenermi in una Roma che diventava sempre più cara. Quindi comunicavamo via telefono e via corriere espresso con cui Franco m’inviava le tavole.
Prima della fine del 1996 avevamo bell’e finito e nel maggio del 1997 il fumetto uscì nelle edicole di tutta Italia.
E aprendolo vi trovai la mia prima delusione dall’inizio della nostra collaborazione: il mio nome non veniva menzionato, ma quello del colorista, Luca Salvagno, si. Ci speravo davvero e rimasi profondamente amareggiato.
Mentre realizzavo questa storia in realtà dentro di me sentivo che l’entusiasmo iniziale, l’euforia pazzesca, unica, meravigliosa provata negli anni passati veniva inesorabilmente a mancare.
Jacovitti era solito inviare questi disegnini fatti su fogli Fabriano F2, quasi a mò d’incoraggiamento .
In questo particolare caso, m’inviò una mega gomma per cancellare le tracce di matita dalle tavole. 

Jac e Ned 16° capitolo: Verso la fine…

Jacovitti nel suo studio.
Il 1997 fu l’ultimo anno della nostra collaborazione e, purtroppo, fu anche l’ultimo anno di vita di Jacovitti.
Dopo Cocco Bill di qua e di là iniziammo una serie di storie brevi per Il Giornalino.
Inutile dirvi che, purtroppo, le storie di Franco non erano del solito buon livello e, consapevole di questo, provai a parlarne con lui, stando attento a non ferire il suo orgoglio artistico.
Gli chiesi di realizzare la tavola unicamente con un leggero schizzo a matita senza usare il pennino: in questo modo avrei avuto di più la situazione sotto controllo e avrei potuto realizzare un disegno che ricordasse di più il suo stile degli anni ’60, il suo miglior periodo.
Niente da fare. In una divertente “letterona” che mi inviò il 14 gennaio insieme alle prime 20 tavole da inchiostrare per Il Giornalino mi disse espressamente: Non pensare ai miei disegni degli anni ’50-’60, pensa a come disegno oggi. Ok?.
Inoltre mi incitava a lavorare più in fretta e io, in queste condizioni, svolsi un lavoro mediocre; il problema era che a Franco andava bene. A me decisamente meno. Credetemi, non è piacevole fare qualcosa con la consapevolezza di non farla bene; per questo in me non c’era più l’entusiasmo di una volta.
A questa perdita che sentivo dentro di me, si aggiungeva ancora l’amarezza per non aver visto il mio nome nei credit di Cocco Bill di qua e di là; non c’era, inoltre, da parte di Franco, una reale collaborazione per il fumetto che stavamo realizzando insieme: RAP.
Ripensavo all’emozione dei primi incontri, ai primi disegni, come le cover di Cocco Bill e Tom Ficcanaso, e non riuscivo a provare le stesse sensazioni. Onestamente vedevo più Jacovitti nei disegni di RAP che realizzavo da solo cercando di imitare il suo glorioso stile (disegni peraltro penalizzati dalla stampa: le strisce originali erano 60×30 e ridotte a un formato tascabile perdevano tutto il tratto a pennino che era la caratteristica di Jac) che nelle ultimi storie di Cocco Bill.
Per il Giornalino inchiostrai una storia di otto tavole, Cocco Brrrr! Inoltre Franco aveva realizzato, sempre con il Coccoprotagonista, delle panoramiche: Coccobillando e Coccobillagini.
Ci incontrammo per l’ultima volta a Roma; nella capitale tornavo una tantum per vedere Jac e incontrare qualche mio amico.
Andammo a mangiare nello stesso ristorante di uno dei nostri primi incontri nell’ottobre del 1992. Fui io a invitarlo, ma lui aveva già pagato tutto prima ancora di sederci a tavola. Ricordo che si prese una fetta di torta gigantesca, lui che era diabetico. Gli rivolsi allora uno sguardo tra l’interrogativo e lo stupito, al quale lui rispose: “Lo so, non dovrei, ma tanto chi mi vede? E quindi me la mangio lo stesso!”. Come sempre, anche quella volta, tenni fede al mio motto: semper fidelis.
Ritornai a Lecce senza nessuna tavola da inchiostrare, il che mi sembrò strano.
Una delle  divertenti letterone formato 70×50 che Jac era solito inviarmi insieme ai disegni da inchiostrare.
Poi un giorno, credo prima che partisse per le sue consuete vacanze a Forte dei Marmi, Franco mi chiamò al telefono. Niente di inusuale, ci sentivamo praticamente ogni giorno; dopo il solito scambio di saluti incominciò a dirmi che gli era venuto l’entusiasmo di fare tutto da solo, che voleva ritornare a inchiostrare lui le sue tavole, insomma mi disse che al momento non aveva più bisogno di me. Dopo quasi cinque anni in cui praticamente ho inchiostrato (e spesso anche interamente realizzato) i suoi disegni, s’interrompeva questa collaborazione.
Inutile dirvi che fu un colpo al cuore per me e credo che anche Franco se ne accorse. Ma acconsentii e gli espressi la mia felicità per questo suo ritorno d’entusiasmo anche se qualcosa non mi convinceva. Ma non ci pensai.
Differenze di stile: a sinistra Cocco Bill realizzato da Jac e Ned nel 1992 mentre a destra una tavola da
Cocco Bill di qua e di là sempre realizzata dal duo nel 1997.
Continuammo a sentirci comunque. Mi chiamava per sapere come stavo e mi diceva che forse sarebbero arrivati dei nuovi lavori e che quindi mi avrebbe fatto sapere. Poi mi fece pervenire delle sue tavole inchiostrate da lui per farmi vedere come procedeva il lavoro sulle tavole di Cocco Bill da lui interamente realizzate. Una volta mi chiamò, per dirmi di vendere un po’ dei suoi disegni che mi regalava di tanto in tanto, credo pensasse che economicamente fossi un po’ alle strette, ma non mi sono mai permesso di farlo, finché Jac era in vita.
A settembre del 1997 Franco rientrò a Roma e riprese a lavorare.
Furono i suoi ultimi tre mesi di vita.

I
TEMPI IN CUI VIVIAMO SONO SEMPRE PIU’ DURI, E ANCHE SOPRAVVIVERE SU
EBAY STA DIVENTANDO OGNI GIORNO PIU’ DIFFICILE.  SE VOLETE CONTINUARE A
DELIZIARVI O INFURIARVI LEGGENDO E USUFRUENDO DELLE NOSTRE ATIPICHE ED
INCONVENZIONALI INSERZIONI, VISTO CHE NON COMPRATE MAI NULLA, AIUTATECI
ALMENO CON IL VOSTRO APPOGGIO E IL VOSTRO SOSTEGNO, PER UNA VOLTA
TANGIBILE E COMMENSURABILE. ACCETTIAMO OGNI FORMA DI CONTRIBUTO E
SOVVENZIONE, AL LIMITE ANCHE DANARO, MA VANNO BENE PURE PROSCIUTTI,
FORMAGGI, SIGARETTE, BUONI PASTO, BIGLIETTI DEL TRAM,  LIQUORI ,
POLLAME E ORTAGGI.

Informazioni aggiuntive

Peso 0.99 kg

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