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AGENTE SEGRETO X9 albi dell'avventuroso N.30 ULTIME DI CRONACA spada 1963

16,40

1 disponibili

Categoria:

Descrizione

agente segreto X 9 (secret agent Phil Corrigan) 15

ALBI DELL’ AVVENTUROSO N.30



Edizioni Fratelli Spada , 28 luglio 1963, albo spillato, a colori e in bianco e nero, 32 pagine + copertina, formato cm. 15,1 x 21,2


Gloriosa testata alternata escogitata dagli aguzzi ed imperituri Fratelli Spada, una pubblicazione cuspide e bipartisan, doppiamente reversibile e sempre con i piedi in due scarpe, dalla duplice personalità e dai tratti schizofrenici, ma rigorosamente all’ insegna del principio del tertium non datur, come a puntare colore alla roulette, e che quindi nei numeri dispari pubblica BAT STAR ovvero BRICK BRADFORD, e nei pari l’ AGENTE SEGRETO X9 (Secret Agent X9) prima della letale svolta in dirty Corrigan, pertanto chi gliene piaceva uno solo poteva fare a meno di acquistare l’ altro e chi gli facevano schifo tutti e due poteva anche evitare di comperarli entrambi



ALBO IN CONDIZIONI BUONISSIME, graffette lievemente ossidate esternamente

Come
si sa, verso la fine del 1962 i Fratelli Spada rilevarono da Nerbini
(per il quale da tempo stampavano) gran parte delle collane e quindi
divennero editori.

Però
non si trattò solo di un’azione “meccanica”, cioè di un proseguire un
qualcosa già avviato, ma, e questa collana ne è la prova, i Fratelli
Spada ebbero sin da subito anche le idee chiare per quanto concerne le
nuove proposte. Con la collana degli Albi dell’Avventuroso, che nel nome
richiamava il mitico giornale di fumetti d’anteguerra, pensarono di
re-introdurre due personaggi che mancavano da tempo dalle edicole e che,
se mai avevano avuto una collana tutta per loro, erano comunque passate
alcune generazioni e, per i giovani dei primi anni Sessanta essi erano
invece un’assoluta novità: Bat Star e l’Agente Segreto X-9.

L’Agente
Segreto X-9 era all’epoca quello più conosciuto in Italia, non fosse altro perché
uscito pure lui, come Gordon e Jim della Giungla, dalla penna del grande
Alex Raymond, e inoltre perché Nerbini sia nell’anteguerra che nel
dopoguerra gli aveva dedicato delle collane specifiche. Ma, e qui sta la novità
della serie edita da Spada, mentre Nerbini aveva continuato a ristampare
le storie del primissimo periodo, cioè appunto quelle di Raymond e poi
Afonsky e Flanders, Giuseppe Spada puntò invece sul Phil Corrigan così
come l’aveva ridefinito Mel Graff al’inizio degli anni Quaranta, e poi
anche propose varie storie del suo successore, Bob Lubbers (che si
firmava Lewis), che lo prese in carica all’inizio dei Sessanta.

Insomma
una collana che avrebbe potuto soddisfare più di un palato: quello
giovanile per la novità e quello degli ex-ragazzi degli anni Trenta, che
vi ritrovarono gli eroi della loro giovinezza.  E così fu, tanto che dal gennaio del 1963, a cadenza settimanale, si giunse sino a luglio del 1965 con il n° 125.

La
collana, riproponendo l’escamotage dei Super Albi lanciati da Nerbini,
alternava a cadenza settimanale i personaggi: a Bat Star i numeri
dispari ed all’Agente Segreto X-9 quelli pari. Di fatto, ogni
personaggio era nelle edicole ogni quattordici giorni, finché, con il n°
115, Bat Star chiuse la serie e la collana proseguì con il solo X-9 che
da quel momento ebbe numerazione progressiva, dal 116 al 125 con
cadenza settimanale, benché dal n° 122 (nonostante fosse ancora
dichiarato come “settimanale”) le date d’uscita denunciano invece una
cadenza quattordicinale.

Questa serie di X-9 / Corrigan ,
dunque, anziché iniziare con le storie di Mel Graff immediatamente
successive al periodo Flanders, debutta sul numero 2 con una storia del
1958, per poi saltare qua e là lungo il periodo Graff e infine
concentrandosi sulla più recente produzione di Lewis. Nel complesso una
notevole mole di storie inedite, sebbene non in stretto ordine
cronologico.

La
collana, a dispetto delle altre di Spada, contraddistinte da copertine
plastiche di Mario Caria, si caratterizza invece per copertine in
“linea” (al tratto) colorate a tinte piatte, ed eseguite in gran parte
dal pesarese Germano Ferri, ma anche da Mario Caria (qui un po’ troppo minimalista e sottotono,
lontano dai suoi tipici mezzi-toni)  e, infine, dal buon Franco Picchionni in arte P. Franco.






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